HANNO MANGIATO IL PANE E SONO DIVENTATI PAZZI

di Virna VianiGenoa News Chronicle / Io, reporter

Che sensazione di angoscia… E’ come essere avvolti in un miasma, come se una pestilenza vaporosa aleggiasse su tutti noi, ancora sospesa ma incipiente e inesorabile. E’ come respirare una di quelle malattie dell’aria che ammorbavano le città maledette delle antiche tragedie greche o calarsi negli scenari terribilmente visionari, trascendenti e irrazionali delle opere di Hieronymus Bosch. 

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El misterio del pan maldito

Pont-Saint-Esprit, Francia|Estate del 1951. Una tempesta di follia collettiva soffia sulla Francia del sud. L’epicentro è a Pont-Saint-Esprit, tranquillo villaggio di 5mila anime nel cuore della Linguadoca – Rossiglione.  500 abitanti sono colpiti da allucinazioni, vertigini, demenza, convulsioni, deliri, isteria, ipotermia (malgrado la calura estiva), iperattività motoria, esplosioni di violenza. Il paese, sconvolto, è prigioniero della pazzia e del panico. Le crisi sono terrificanti.

In quei giorni un giornale francese scrive:

Non è né Shakespeare né Edgar Allan Poe. Si tratta, purtroppo, della triste realtà di Pont-Saint-Esprit, teatro di episodi terrificanti provocati da allucinazioni. Sono scene che sembrano affiorare dal Medio Evo, scene di orrore e di pathos, piene di ombre sinistre”.

Altri particolari da un articolo del ‘TIME’, prestigiosa testata degli Stati Uniti con legami molto stretti con la CIA:

Tra i colpiti, delirium rosa: i pazienti battono selvaggiamente sul letto, urlando che fiori rossi germogliano dai loro corpi”.

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La piccola comunità di Pont-Saint-Esprit è un microcosmo dominato dall’orrore, ormai privo di freni inibitori o leggi morali. Nei rapporti delle Autorità stilati in quei giorni si delinea la fotografia di un paese simile a un girone infernale segnato da follia, eccessi, violenza e morte: persone che si gettano dai tetti, donne e uomini che si strappano i vestiti e corrono nudi per le strade, bambini terrorizzati che sostengono di avere le pance infestate da serpenti. Nel corso dei deliri alcuni sostengono di essere minacciati dalle fiamme, altri sono annichiliti da visioni colorate o terrorizzati da apparizioni improvvise di orribili creature o belve. Il parossismo dilaga.

Tra le vittime  il garagista del paese, Marcel Sauvet. Lo vedono girare per le strade mentre, in preda al delirio, sferra calci e pugni al vento, urlando ingiurie irripetibili all’indirizzo di una vecchia compaesana morta da più di dieci anni. “Risse con i morti”, ma non solo. Gli effetti degli stati allucinatori generano esperienze sciamaniche. L’alterazione delle percezioni spalanca le porte di un “altrove” spaventoso; l’uomo “diventa” pianta, animale o mostro. C’è chi sente nascere sul proprio corpo germogli di fiori ignoti e prega i parenti di innaffiarli.

Ancora oggi, a 65 anni dai fatti, testimoni e vittime restituiscono, nei loro racconti, esperienze estreme che sembrano emergere dalla notte dell’Apocalisse. Bernard Lunel e Paul Pages – all’epoca poco più che ventenni – ricordano la follia di quei giorni:

Alcuni, in preda alle allucinazioni, si buttavano dalle finestre. Una persona, tra le più integre e rispettabili del paese, a cavalcioni sul balcone, urlava a tutti che era una libellula e che poteva volare.

Ad aggravare il bilancio 5 morti (persone che non si ripresero dal declino psico-fisico),  2 casi accertati di suicidio, 300 intossicati, decine di internati nei manicomi di Montpellier, Nimes, Avignone, Orange e Lione e un  tessuto sociale in frantumi, minato da un grumo persistente ed insanabile di odi, accuse e vendette.

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“Perché un dolore che si consuma nell’invisibilità, una sofferenza che strugge senza essere vista, è più di quanto l’essere umano possa sopportare… uno sparuto drappello di anime terrorizzate, attendate per cecità sull’orlo di un precipizio abissale”.

“Le ipotesi proliferavano, si agglutinavano, si addensavano, poi si liquefacevano sotto quel cielo affastellato di presagi e prodigi, ma dove si annunciavano solo assurdità. Dove tutto era, al tempo stesso, indefinito e sovradeterminato. Dove nessuna causa era abbastanza robusta per evitare che ogni singola cosa rimanesse senza la sua ragione”.

(Antonio Scurati – “Il Sopravvissuto”)



MA QUALI FURONO LE CAUSE DEL DELIRIO DI MASSA?

Una prima risposta arrivò dalla scienza. Alcuni medici, infatti, correlarono i sintomi descritti a Pont-Saint-Esprit con le terribili epidemie di ergotismo che tra il X e il XIX secolo avevano colpito l’Europa a ondate cicliche.

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L’ergotismo, nel corso dei secoli, ha profondamente agito sull’immaginario. Nel linguaggio popolare europeo, nel folklore e in moltissimi riti arcaici sospesi tra il sacro e il profano, l’ergot viene definito “grano pazzo” o “segale ubriaca”. Alcuni studiosi sostengono addirittura che abbia provocato più vittime della Peste.

Le epidemie di ergotismo erano molto comuni in Europa tra la fine del X e durante tutto il XIII secolo, diminuendo poi gradualmente, fino ai primi anni del XX secolo. Avvelenamenti collettivi relativamente recenti si sono verificati sul suolo francese nel 1819, mentre negli anni Venti del Novecento altri virulenti focolai hanno colpito migliaia di persone in Russia e in Inghilterra.

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La malattia colpiva soprattutto le comunità delle aree rurali povere, dove il pane rappresentava la parte più importante delle provvigioni giornaliere. La farina aveva prezzi differenti, a seconda del fatto che fosse non contaminata (farina bianca) o contaminata (farina scura); gli indigenti potevano permettersi solo quest’ultima, in quanto era il prodotto più economico. Gli intossicati, già debilitati da carenze alimentari, condizioni precarie di salute, inedia e miseria, non avevano scampo. Sempre grave il bilancio delle vittime proprio perchè i poveri rappresentavano in assoluto la fascia più numerosa della popolazione.

In epoca medioevale le descrizioni del “male” erano connotate da accenti apocalittici:

le carni cadevano a brani, come li bruciasse un fuoco sacro che divorava loro le viscere; le membra a poco a poco rose dal male, diventavano nere come il carbone. Morivano rapidamente tra atroci sofferenze oppure continuavano, privi dei piedi e delle mani, un’esistenza peggiore della morte; molti altri si contorcevano in convulsioni”.

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Ribattezzato, spesso erroneamente, fuoco sacro, fuoco di S.Antonio, ballo di San Vito, mal des ardents, l’ergotismo è una sindrome ancestrale associata al consumo di pane infettato dalla segale cornuta, la famigerata claviceps purpurea o ergot,  un fungo parassita – noto per i suoi effetti allucinogeniche attacca il grano.

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Nel caso di Pont-Saint-Esprit le conclusioni dei medici trovarono un’importante sponda nelle indagini di Polizia condotte sul campo. Elemento decisivo la confessione resa da un mugnaio, Maurice Maillet, il quale nel corso di un interrogatorio, ammise o fu costretto ad ammettere, di aver utilizzato farina di segale avariata, in aggiunta a quella di frumento, per risparmiare circa 2.000 franchi sulla fornitura. Nel 1951 l’intero paese precipitò in un clima da Inquisizione medioevale. Il pane prodotto dal fornaio incriminato venne subito bollato come pane del demonio o pane maledetto.

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Il suo negozio divenne bersaglio di improbabili esorcismi: l’ingresso fu sbarrato con una croce, mentre il panettiere, additato come untore, rischiò il linciaggio da parte della popolazione. Per placare la psicosi e l’angoscia collettiva le autorità arrestarono il mugnaio, più per proteggerlo che per la convinzione di ritenerlo realmente responsabile dell’intossicazione. L’inchiesta giudiziaria che seguì accertò l’inganno alimentare del mugnaio, ma non vi fu alcuna sentenza che riconobbe esplicitamente una relazione tra la truffa e l’avvelenamento di massa.



LA SVOLTA 

Nel volgere di pochi mesi la comunità di Pont-Saint-Esprit, seppure segnata per sempre dalla vicenda, tornò alla normalità. La storia del “pane infetto” tuttavia non fu mai completamente archiviata. Giornalisti, studiosi, antropologi  e ricercatori, nel corso dei decenni, non si sono accontentati della comoda versione ufficiale  (quella che indicava in un mugnaio – capro espiatorio l’autore del contagio)  e così hanno battuto altre piste, approdando a conclusioni sempre differenti, talvolta suggestive, ma non sempre convincenti. A tutt’oggi rimangono in piedi varie ipotesi: tra le spiegazioni prevalenti quella della contaminazione da micotossine, all’epoca ancora poco conosciute, oppure l’uso sconsiderato di un agente sbiancante per migliorare l’aspetto della farina.

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Tutto chiarito? Non proprio. Sui fatti di quella maledetta estate è affiorata, nel 2009, una tesi sconvolgente.  Ad aprire nuovi squarci sul mistero il giornalista statunitense Hank P. Albarelli, autore del libro “A Terrible Mistake: The Murder of Frank Olson and the CIA’s Secret Cold War Experiments”.

Albarelli, al termine di un’inchiesta durata sei anni, sostiene che gli abitanti di Pont-Saint-Esprit furono vittime di un esperimento segreto nel corso del quale la CIA avrebbe contaminato il pane con LSD per testarne gli effetti. Non si trattò, dunque, di un episodio accidentale, non fu l’ergotismo, ma una deliberata somministrazione di allucinogeni alla popolazione.

Punto di partenza dell’indagine la “strana” morte di Frank Olson, un biochimico al servizio della CIA, precipitato dal 13° piano di un edificio di New York nel 1953, due anni dopo i fatti francesi. Analizzando gli studi e le carte di Olson, Albarelli ipotizza che le allucinazioni di Pont-Saint-Esprit, furono causate dall’utilizzo di LSD, deliberatamente inserito nel pane prodotto dai forni del villaggio, o spruzzato nell’aria.

Sulla scorta delle confidenze di due ex colleghi di Olson, Albarelli conclude che la contaminazione di Pont-Saint-Esprit faceva parte di un esperimento di controllo mentale realizzato dalla CIA e dall’esercito americano, nell’ambito di un piano segreto più ampio, iniziato durante la Guerra di Corea e mirato a studiare l’efficacia di allucinogeni per scopi bellici. Il progetto della CIA noto come MKULTRA, si proponeva di testare un possibile utilizzo dell’LSD come arma segreta. L’operazione, peraltro,  fu oggetto di un’audizione davanti a una commissione al Senato nel 1977.  Tra il 1953 ed il 1965, aggiunge il giornalista, oltre 5700 soldati americani furono sottoposti a sperimentazioni con allucinogeni.

Ma non è tutto. Albarelli è riuscito anche a scovare un’intercettazione telefonica di una conversazione tra un agente della CIA ed una società farmaceutica svizzera, la Sandoz Pharmaceutical (oggi divisione della Novartis), nella quale viene citata l’operazione di Pont-Saint-Esprit e le cause che portarono all’epidemia di allucinazioni.

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La tesi complottista di Albarelli continua ad alimentare dubbi. Tra i critici più convinti l’accademico statunitense Steven Kaplan che sui fatti di Pont-Saint-Esprit ha pubblicato saggi ed articoli. Secondo Kaplan le teorie di Albarelli sono da rigettare, sia per la discordanza dei tempi, sia per le evidenze cliniche. Ripercorrendo quelle drammatiche giornate è possibile affermare che tra l’assunzione del pane avariato e la comparsa dei sintomi passarono circa 36 ore, mentre la somministrazione di Lsd accreditata da Albarelli avrebbe dovuto provocare effetti immediati: è noto, infatti, che l’acido lisergico agisce immediatamente. L’LSD, inoltre, non provoca i problemi gastro-intestinali e psichici descritti dagli abitanti del paese. Secondo Kaplan, insomma, credere che sia stato utilizzato come cavia un piccolo villaggio della Francia del sud per sperimentare l’uso di allucinogeni in campo bellico o come arma di controllo mentale è un esercizio assurdo e insensato.

Quale fu allora la vera causa della follia collettiva? Cosa accadde nell’estate del 1951 a Pont-Saint-Esprit, a pochi anni dalla fine del secondo conflitto mondiale e in piena Guerra Fredda? Diverse ipotesi, nessuna certezza. Gli interrogativi si intrecciano, il mistero resta.


Virna VianiGenoa News Chronicle / Io, reporter

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