PRINCIPESSE

di Annika Dell’Antico & Guia Cerruti – Genoa News Chronicle / Io reporter

Grace Patricia Kelly e Diana Frances Spencer, figure femminili tra le più influenti del Novecento. Bellissime e biondissime, accomunate dallo straziante destino della morte prematura, improvvisa e violenta. Principesse diversamente tormentate, strappate alla vita e ai loro popoli, da sciagure stradali piombate su entrambe al tramonto dell’estate. Grace di Monaco e Lady D si conobbero nel corso di un concerto alla Goldmisth’s Hall di Londra. Era il 9 marzo 1981 e questa è la breve storia di quell’incontro.

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Grace e Diana, creature apparentemente fiabesche, lo stigma dell’aristocrazia, il passato e il presente, la tradizione e la svolta, il classico e il pop. Grace è una raggiante cinquantenne, madre di tre figli, appena segnata e indurita dal tempo. Sicura di sè, naturalmente regale in un cangiante shantung blu dai riflessi borgogna e indaco, perfettamente a suo agio nella gestione del protocollo. Il luminoso passato di attrice, i 25 anni di regno nel piccolo Principato di Casa Grimaldi e l’intelligenza sopraffina l’hanno resa infallibile nel riconoscere ed aggirare le insidie dello star-system. Grace appare sorridente, ma non vive un periodo sereno a causa delle preoccupazioni di madre. La figlia primogenita Caroline, perseguitata dai paparazzi, è appena uscita da un matrimonio rovinoso, avvelenato dai tradimenti del marito Philippe Junot, uomo maturo e inguaribile playboy. Mentre gli osservatori più scafati e le immancabili cassandre osano presagire per lady Diana lo stesso fallimento matrimoniale toccato in sorte a Caroline (i presupposti di un matrimonio senza amore, certamente, non mancavano), nessuno, davvero nessuno, può anche solo immaginare che l’evento londinese sarebbe stato ricordato come una delle ultime apparizioni pubbliche di Grace. La Principessa di Monaco morirà, infatti, appena 18 mesi dopo, in un rovinoso incidente stradale innescato da un malore improvviso.

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Nella sera londinese del 9 marzo 1981 tutti gli occhi sono per lei, Diana, bocciolo di 19 anni, al debutto ufficiale in qualità di fidanzata e promessa sposa del Principe Carlo d’Inghilterra, l’erede al trono del Regno Unito, la monarchia più antica del mondo. Diana è annuncio di primavera, delicata e pura come la rosa che regge tra le dita (foto sopra). Il contrasto quasi pittorico tra il suo diafano incarnato e il notturno del vestito, cattura l’attenzione. E’ fasciata nel taffetà di un abito nero dall’ampia scollatura che le lascia le spalle nude; il morbido décolleté impreziosito da un collier di diamanti e poi quel taglio di capelli che conquisterà le donne di tutto il mondo, il celebre caschetto, l’iconica chioma color miele che farà scuola: vaporosa, sfilata e ben scalata.

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Diana appare timida, acerba, impacciata; vampe di rossore colorano le gote chiarissime del suo viso. Intenerisce a attrae. Non è ancora la donna libera, indipendente e sexy plasmata dagli amici stilisti, ma una ragazza inglese di buona famiglia finita nel tritacarne del gossip. La famelica stampa inglese, più scatenata che mai, ha già scavato senza ritegno nella sua intimità. Nel vano tentativo di bloccare l’assalto, Diana si era trovata quasi costretta a dichiarare pubblicamente la sua verginità, viatico ancestrale e anacronistico per il matrimonio con il trentatreenne Carlo. Sicuramente è una teenager insicura e inesperta circondata da trappole: già quella sera teme di non essere ricambiata dal futuro consorte, avverte il suo cinismo, soffre la sua freddezza, conosce la predilizione di Carlo per un’altra donna, una certa Camilla Shand, forse è stata bersaglio di qualche caustico commento pronunciato dall’entourage della royal family…Inorridisce al pensiero di essere stata scelta solo per filiare, per garantire la successione del Casato Windsor senza fare storie. Timori che nel corso degli anni saranno confermati dai fatti. Per tutte queste ragioni, Diana, quella sera, si sente maledettamente a disagio:

“Non sapevo cosa fare, dove guardare – ricorderà anni dopo – dove andare. Se tenere la borsetta nella mano sinistra o nella destra. Ero semplicemente terrorizzata”.

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 Ogni errore (un gesto goffo, un’imperfezione, un’azione o una parola inopportuna) possono scatenare riprovazione e gogna mediatica. Puntuali, contro Diana, si scatenano le critiche; attacchi temutissimi, perchè piovono a pochi mesi dalle nozze. I fucili vengono puntati proprio sull’abito, meraviglioso per noi comuni mortali, sconveniente e sbagliato per i cultori dell’etichetta reale.

“Ero convinta che fosse il colore in assoluto più elegante che si potesse indossare a 19 anni. Era un abito molto adulto” raccontò la principessa anni dopo al biografo Andrew Morton.

Il primo affondo – narrano le cronache – arrivò proprio dal fidanzato Carlo che rimproverò alla futura moglie il colore, il modello eccessivamente sensuale e il fatto che apparisse così impacciata in un’occasione mondana. Il nero era riservato strettamente al lutto, impensabile indossarlo nelle uscite pubbliche ufficiali. Una bocciatura su tutta la linea che mortificò lo slancio da debuttante della giovane Diana. Fu Grace Kelly, testimone del disagio, a consolare la principessa designata. L’aneddoto è riportato da molti biografi reali, da Andrew Morton alla giornalista Tina Brown: l’incontro e lo scambio di confidenze a cuore aperto avvenne in bagno. Diana, ferita dalle critiche sussurrate con perfidia, stava piangendo. Grace, con delicatezza, le chiese cosa fosse accaduto. Diana confessò allora i suoi dubbi a causa dell’abito sbagliato. A quel punto la Principessa di Monaco, che sapeva quanto fosse arduo difendersi dagli attacchi pubblici di ogni sorta, con fare materno, fece notare a Diana che effettivamente il vestito nero era inadatto per quella occasione, ma assicurò alla ragazza che le stava bene. Poi, con un filo di amara ironia, fece capire a Diana che la macchina dei giudizi e del fango non si sarebbe fermata mai più. Un insegnamento che col senno di poi è stato interpretato alla stregua di una premonizione: “Non preoccuparti, andando avanti sarà peggio”, profetizzò Grace.

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Non si sa bene cosa successe dopo: forse Diana rientrò in sala-concerto con gli occhi gonfi e la dignità ricostruita, forse le due donne di generazioni lontane e problemi vicini si scambiarono altre confidenze. Certamente la Principessa Grace nutrì per Diana Spencer un sentimento di sincero affetto e considerazione. Ci piace pensare che avesse intuito il potenziale rivoluzionario di quella giovanissima debuttante. Qualcuno si è spinto perfino a dichiarare che Diana, da quella sera, divenne segretamente la sua protetta. Purtroppo ancora per poco.

FOTO | Diana alle esequie della Principessa Grace

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La verità è che quel vestito così contestato, rappresentò la prima spallata di Lady D alla polverosa, conservatrice ed opprimente monarchia inglese. Fu il primo di una lunga serie di revenge dresses (foto sotto), gli abiti da vendetta utilizzati da Diana come messaggi di emancipazione femminile e libertà; armi estetiche contro le convenzioni, le regole restrittive, le ferree limitazioni di una vita già tracciata sulle carte reali.

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Di quei look sbagliati o considerati fuori luogo, Diana andò sempre fiera. Costretta, negli anni del matrimonio, a un look preciso, esibiva sempre uno stile imprevedibile. Sentiva i vestiti imposti come una gabbia, eppure sapeva renderli leggeri solo indossandoli. Grazie a lei molti codici alternativi furono finalmente compresi e accettati.

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GRACE

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 Grace Kelly, americana di Filadelfia, attrice-feticcio di Alfred Hitchcock, musa di Hollywood, premio Oscar per la sua interpretazione nel film La ragazza di Campagna. Irresistibile per il contrasto tra il distacco apparente e la carica di sensualità pronta ad esplodere. Una maschera di freddezza che in realtà nascondeva una tempesta di erotismo. Gelo e palpito. Per lei il maestro del brivido coniò un ossimoro diventato celebre: “ghiaccio bollente”. Altera e disinibita, una chiostra di denti bianchissimi, un’eleganza che non sbagliava un colpo, in una parola una fuoriclasse.

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Grace, giunta all’apice della carriera, abbandonò i fasti dello spettacolo per sposare il Principe Ranieri III di Monaco. Dal cinema alla reggia dorata da duecento stanze di Montecarlo, dai copioni alla diplomazia, dai set all’etichetta di corte. Le nozze cinematografiche, celebrate il 18 aprile 1956 e trasmesse in tv, furono il primo evento mondano globale dopo gli orrori della guerra.



Grace è stata per casa Grimaldi la principessa perfetta, il simbolo di uno stile senza tempo e di un’ideale irraggiungibile, esempio di dignità e decoro che solo l’adorata primogenita Caroline e la nipote (mai conosciuta) Charlotte Casiraghi sapranno incarnare e reinterpretare con il gusto del loro tempo. Grazie alle capacità di Grace, il Principato rafforzò il suo blasone, moltiplicò la ricchezza, vinse le fibrillazioni con la Francia, si impose come crocevia del jet set internazionale, prestigiosa capitale del turismo d’élite, avamposto della cultura e della beneficienza.

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Genova 1966 – Grace e Ranieri ospiti della 1^ edizione di Euroflora

Ma nella sfera privata, con la crescita dei tre figli, iniziarono per Grace le trepidazioni.

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Ebbe solo il tempo di affrontare le bizze, l’anelito di libertà e gli amori sfortunati della splendida Caroline. Grace, per un certo periodo, accarezzò forse l’idea di un matrimonio tra la figlia e il Principe Carlo (foto sopra), ma dovette cedere di fronte alle infatuazioni spericolate di quella sua magnifica ragazza, resa così avventata dalla giovinezza e dalla dolcezza del vivere.

Malgrado i presentimenti negativi, acuiti dal sesto senso materno, fu costretta a subirne il disastroso matrimonio con il finanziere quarantenne Philippe Junot che tradì Caroline prima, durante e dopo le nozze. Playboy dalla spiccata personalità narcisistica, Junot mantenne una relazione con una giovane donna con la quale aveva già convissuto e non fece una piega quando vennero diffuse le prove delle bollenti liaisons con Agnette Furstenberg e Giannina Facio. Addirittura la decisione di conquistare la principessa Caroline sarebbe nata da una scommessa fatta con amici in un night club di Monaco con relativo assegno bancario a sancire la vincita, una volta avvenuto il matrimonio. A Grace, addolorata, toccò assistere al naufragio dello sciagurato legame, sancito dall’inevitabile divorzio. Anni dopo, nel 1992, il Tribunale della Sacra Rota, con un colpo di spugna, dichiarò quel matrimonio nullo, senza valore, non valido. Per Caroline una forma di risarcimento postumo dopo le umiliazioni patite e la certezza che i figli Andrea, Charlotte e Pierre, nati dalla successiva unione, densa d’amore, con l’italiano Stefano Casiraghi, sarebbero entrati di diritto nella linea di successione al trono. Anche se mai sposati con rito religioso, il matrimonio tra Caroline e Stefano fu legittimato da Papa Giovanni Paolo II nel febbraio 1993 dopo lo strazio per la scomparsa improvvisa dello stesso Casiraghi, avvenuta tre anni prima in un terribile incidente nautico. Nel 1990 Caroline, improvvisamente vedova, non ebbe neppure il sostegno di mamma Grace, ormai definitivamente lontana…Otto anni prima, infatti, un’altra irreparabile tragedia aveva sconvolto il Principato…

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Per Grace lo strappo improvviso e definitivo dalla vita si consumò il 14 settembre 1982, sotto forma di un incidente d’auto, lungo la corniche di Montecarlo. Il Principato diede in quell’occasione il peggio di sé: comunicati ufficiali macchinosi, l’ossessione della segretezza, il disgusto per una pubblicità non voluta e che non si sapeva come gestire, le mezze verità, le notizie ritardate che alimentarono congetture e sospetti. Ranieri che di colpo apparve invecchiato, impietrito, sconvolto. Secondo la ricostruzione ufficiale della dinamica, Grace, mentre era alla guida con accanto la figlia più piccola Stephanie, perse conoscenza a causa di un aneurisma cerebrale. L’auto stava affrontando il gomito del diavolo, una curva della tortuosa strada panoramica resa famosa – ironia della sorte – dal film di Alfred Hitchcock Caccia al Ladro interpretato magistralmente da Cary Grant e dalla stessa Kelly.

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L’impatto fu devastante. L’auto, una Rover 3500 V8 S, precipitò nello strapiombo, 40 metri più a valle, dopo essersi ribaltata più volte. Sull’asfalto nessun segno di frenata. Stephanie si salvò per miracolo, mentre le condizioni di maman Grace apparvero subito disperate. Trasportata all’ospedale di La Colle, venne operata d’urgenza dal professor Jean Duplay. Tutto inutile. L’autopsia delineò, con alta probabilità, le cause della sciagura: Grace, mentre guidava, fu vittima di un malore, un’ischemia che le fece perdere conoscenza e quindi il controllo della vettura (da giorni – riferirono successivamente i domestici reali – la Principessa lamentava una forte emicrania).

Per anni si insinuò il dubbio che al volante ci fosse Stephanie, minorenne e quindi ancora senza patente. Ad alimentare i sospetti, un testimone, che affermò di avere estratto la principessina ferita dalla parte del guidatore. Per scagionare la terzogenita di Grace e Ranieri, bisognerà aspettare il 2014, quando il giornalista Bertrand Tessier, intervistando l’allora capo della Gendarmeria di Mentone, Roger Bencze, analizzando le foto scattate dopo lo schianto, concluse che Stéphanie venne fatta certamente uscire (come la madre) dalla parte del conducente, ma solo perché l’auto era rovesciata sulla fiancata destra, la parte più accartocciata e impenetrabile. “Non solo ha visto morire sua madre, ma è stata accusata della sua morte, denunciò Tessier. A cancellare ogni residuo sospetto sulla dinamica, la testimonianza fondamentale di un poliziotto che qualche minuto prima dell’incidente aveva riconosciuto la Principessa Grace al volante della Rover.

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Certamente, con la scomparsa di Grace si chiuse il periodo d’oro del Principato, un periodo magico durato trent’anni. Da allora, altre favole nere, storie d’amore sbagliate o spezzate si sono succedute con impressionante cadenza. Oggi, in una Montecarlo senza poesia, solo Caroline e la figlia Charlotte accendono ancora i cuori con la scintilla della classe, ma questa è davvero un’altra storia…

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1982 – L’ultima foto ufficiale della Principessa Grace

DIANA

Diana, la donna che rifiutò un futuro da regina. Il mondo si innamorò di lei il giorno delle nozze con Carlo, l’erede al trono della Monarchia britannica. Per Diana la realizzazione di un sogno e l’inizio di un’agonia mitigata, solo in parte, dalla nascita dei due figli maschi, William ed Harry.

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Si chiamava come la dea della caccia e finì per essere la donna più cacciata del suo tempo. Spiata, umiliata, assediata. Mal tollerata dalla royal family, Diana è stata medicina e ricostituente per l’asfittica monarchia inglese. Respinta da pochi e amata da molti. Non esistevano i social, non si mostrava tutto di sè in ogni dove e in ogni momento, ma Lady D era diventata la star di una soap opera mondiale, l’icona di un’epoca. Magnetica e timida, umana e disponibile, sensibile e compassionevole, utilizzò la sua fama per dare amore. Dalle cene di gala ai campi minati, dalla beneficienza agli incontri con gli emarginati. La sua stretta di mano a un malato di Aids, cancellando paure e pregiudizi, cambiò, in un baleno, la percezione della malattia.

Diana empatica: abbracciava le persone, parlava con loro e le sapeva ascoltare, prendeva a cuore i problemi, cercava soluzioni e promuoveva donazioni. Ha combattuto contro gli schemi e le etichette. Diana rivoluzionaria, Diana politica: ha vissuto la stagione del Governo ultraconservatore e repressivo di Margareth Thatcher e ne ha osservato le drammatiche ricadute: privatizzazioni e primato della finanza, perdita di posti di lavoro, emarginazione, divario sociale, erosione della middle class, grandi ricchezze nelle mani di pochi, povertà in espansione e persino una guerra: quella combattuta e vinta dall’Inghilterra contro l’Argentina per il dominio sulle isole Falkland. E’ stato detto giustamente che nella tempesta del cambiamento Diana è stata il “ministro ombra” delle vittime del governo Thatcher. Dove non arrivava lo Stato, arrivava lei. Con le sue forze ha ridotto le distanze tra il popolo e la monarchia, ha costretto le istituzioni al cambio di passo dopo secoli di immobilismo. E’ stata l’anima e il motore di cause umanitarie che hanno lasciato il segno. Speciale il suo rapporto con Madre Teresa di Calcutta.

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“Faccio le cose in modo diverso, perché non seguo un libro di regole, perché seguo il cuore, non la testa, e anche se questo mi ha messo nei guai nel mio lavoro, lo capisco. Ma qualcuno deve andare là fuori, amare le persone e dimostrarlo. Sono uno spirito libero. A qualcuno non piace, ma è quello che sono”.

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Diana vulnerabile, vittima di un matrimonio senza amore: “Eravamo in tre in questo matrimonio, quindi era un po’ affollato” (il celebre riferimento è a Camilla Parker Bowles, storica amante di Carlo n.d.r.), sottomessa per anni a un marito freddo e infedele, ma stritolata dai giudizi malevoli se si abbandonava a una storia sentimentale. Quando osò ribellarsi a Carlo contraccambiandone i tradimenti, subì la peggiore delle imboscate: venne spiata. Le registrazioni di una telefonata bollente tra Diana e un suo amante finirono nelle redazioni dei tabloid; conversazioni intime e particolari piccanti dati in pasto all’opinione pubblica. Ma la trappola si rivelò un boomerang. Il mondo, disgustato dalla perversa macchinazione, continuò ad amare Diana, se possibile ancora di più. Per tutti divenne la regina di cuori.


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I segni evidenti della crisi di coppia in ogni pubblica apparizione

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E poi Diana autenticamente pop (popolare): amica di stilisti, artisti e rockstar, rispettata dall’intellighenzia internazionale. Diana ripiegata sul suo dolore fiabesco: la depressione, la bulimia, i tentativi di suicidio. Nella sua brevissima vita, ricchezza, libertà e felicità non coincisero quasi mai. Secondo i biografi più sensibili un solo, vero, grande amore: quello per il cardiochirurgo pakistano Hasnat Khan che Diana incontrò casualmente la prima volta il 1º settembre 1995.

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Portofino, 19 agosto 1997 | La foto più iconografica di Diana. L’autore è il reporter inglese Jason Fraser. Il lusso, il volo di un gabbiano simbolo di libertà, la sospensione nel vuoto, la solitudine. Mancano 12 giorni allo schianto mortale.

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Il 31 agosto 1997, a soli 36 anni, un mese e 29 giorni, Diana Spencer muore in un incidente automobilistico sotto il tunnel del Pont de l’Alma a Parigi, insieme al suo nuovo compagno Dodi Al-Fayed. La loro Mercedes, braccata dai fotografi e guidata dall’autista Henri Paul (forse ubriaco e sotto l’effetto di farmaci), si infrange contro il tredicesimo pilastro della galleria. Trevor Rees-Jones, guardia del corpo di Dodi, seduto sul sedile anteriore (il solo ad avere la cintura di sicurezza allacciata), è gravemente ferito, ma si salverà. Diana, liberata dal groviglio di lamiere, è ancora viva. Dopo i primi soccorsi, praticati da un medico che si trovava sul posto, viene trasportata da un’ambulanza all’ospedale Pitié-Salpêtrière dove arriva intorno alle 2:00. A causa delle gravi lesioni interne, viene dichiarata morta due ore più tardi.

L’ULTIMA FOTO

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Le cause dell’incidente non sono mai state del tutto chiarite. A distanza di anni non è ancora tramontata la teoria del complotto e la possibilità che Diana possa essere stata vittima di un assassinio organizzato dai servizi segreti britannici che reputavano il suo legame con il musulmano Al-Fayed un pericolo per la stabilità e la sicurezza della monarchia.

Le storie che ci vengono raccontate non sono mai quello che sembrano…

La notizia della morte di Diana provoca uno choc planetario. Londra si trasforma in un gigantesco tappeto di fiori.

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Il 6 settembre, giorno dei funerali, nelle strade della capitale britannica si riversano tre milioni di sudditi  in lacrime.

Tra le infinite testimonianze di quel giorno abbiamo scelto le struggenti parole dell’attrice anglo-francese Jane Birkin (foto sotto), così vera nel restituire il clima e l’atmosfera della perdita collettiva.

Tratto da Post Scriptum Diario 1982 – 2013 di Jane Birkin

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Avevo sottovalutato il bisogno di piangere degli inglesi, da sempre ci hanno insegnato a trattenerci, che mostrare i sentimenti non si fa, c’era un bisogno straordinario di sentire. Dappertutto c’erano foglietti con su scritto “perdono” e “regina dei cuori”. Hanno capito la compassione di Diana per gli altri, il suo modo di provare dolore e mostrare la propria modestia di fronte alle persone povere. Noi non l’abbiamo capita, le abbiamo fatto del male, abbiamo letto i tabloid ed è stata uccisa. Si poteva sentire fino a che punto fosse una perdita, così intimamente sentita…c’è stato un suono percepibile, come se si fosse mozzato il respiro di tutti nello stesso momento, e poi un sospiro di pietà. Era come se tutti fossero cresciuti di colpo, fossero diventati adulti e avessero assunto le proprie responsabilità. Sono sicura che è il più grande sentimento d’amore che abbia mai visto…Il rumore degli zoccoli dei cavalli e la vista dei gigli bianchi che fremono sono scomparsi nel sole autunnale. La principessa se n’è andata nel velo da sposa con cui era apparsa nelle nostre vite. Lì, la principessa dondolava dolcemente sulle spalle di quei giovani uomini, le loro guance contro la bara, come se ascoltassero il suo cuore.

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Le esequie solenni, trasmesse in diretta dalle televisioni di tutto il mondo, sono seguite da 2 miliardi e 700 milioni di persone. L’addio alla principessa di cuori diventa in assoluto l’evento più visto della storia. Diana ci ha lasciati, ma non del tutto. Nella resa fu la vera vincitrice e la sua stella continua a brillare.

Kristen Stewart, attrice, interprete di Diana nel film “Spencer”, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 2021

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“Un’icona famosa e bellissima che è anche una madre, la madre di un futuro re. Una donna che è riuscita a creare empatia nella gente nonostante la sua condizione privilegiata. Ha sempre trasmesso mistero e magnetismo. Una dote innata. Eppure il suo destino era avverso, lei che voleva sempre aprirsi al mondo ed entrare in sintonia con le persone che aveva accanto, era l’essere più solo del mondo. Aveva una luce particolare e voleva essere amata per quella luce che pochi invece capivano. Era brillante, aveva un fuoco dentro, ma questo non è bastato a contrastare la sua fragilità di donna. Tutti abbiamo l’impressione di averla conosciuta, di essere state sue amiche, invece era la donna meno conoscibile in assoluto. Non sapremo mai chi è stata veramente”.

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di Annika dell’Antico & Guia Cerruti – Genoa News Chronicle / Io reporter

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