DOORS, GLI SCIAMANI DEL ROCK


Tratto da When You’re Strange – A Film About the Doors” di Tom Di Cillo

a cura di Fabio Tiraboschi – Genoa News Chronicle / Io reporter

Il 3 luglio 1971 muore a Parigi, a 27 anni, Jim Morrison, icona ribelle del rock psichedelico degli anni ’60, poeta e frontman carismatico dei Doors, il gruppo fondato con i compagni Ray Manzarek, Robby Krieger e John Densmore.

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Avvolte nel mistero le cause della morte. E ad oltre mezzo secolo dalla sua scomparsa il mito è talmente denso che la tomba del Re Lucertola al cimitero Père Lachaise è – ancora oggi – meta del pellegrinaggio dei fans.

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Nato nel 1943, Morrison è stato uno dei più importanti esponenti della rivoluzione culturale degli anni Sessanta, “profeta della libertà” e poeta maledetto, simbolo dell’inquietudine giovanile di quegli anni. Appassionato di cinema, incontrò Ray Manzarek, a uno dei corsi dell’Università della California. Era il luglio del 1965: sulla spiaggia di Venice Beach nacquero i Doors. Il primo disco uscì nel ’67, l’ultimo nel ’71. In tutto i Doors hanno lasciato 6 album di studio e un live. Pezzi memorabili di blues e rock, jazz, pop e sonorità classiche come amava definire la sua musica Morrison: Love me two times, Waiting for the sun, People are strange, Roadhouse blues, Break on through, Light my fire, Riders on the storm, L.A. Woman, The End.

THE DOORS, QUESTA E’ LA LORO STORIA

Gli anni ’60 iniziano con uno sparo. Il movimento dei diritti civili di Martin Luther King si sta rafforzando, la guerra in Vietnam diventa sempre più brutale e sanguinaria, esplode il movimento giovanile; chiunque abbia più di trent’anni è un potenziale nemico culturale. I tempi delle sitcom puritane sono ormai lontani. L’establishment resiste, ma sta crescendo un’autentica contro-cultura. Per alcuni le droghe psichedeliche come l’LSD aprono le porte della percezione. C’è un vastissimo terremoto culturale che sta letteralmente lacerando il Paese e dalle sue crepe nasce una band: The Doors formata da quattro ventenni: Robbie Krieger (chitarrista), John Densmore (percussionista), Raymond (Ray) Daniel Manzarek (tastierista), Jim Morrison (voce e frontman). Jim Morrison è il primogenito di un ufficiale di Marina decorato. A 16 anni ha già letto Nietzsche, Rimbaud e Blake ed è letteramente fissato con Elvis Presley. Un giorno un insegnante, in una nota per la famiglia, lo definisce egocentrico.

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Jim Morrison frequenta tre college prima di iscriversi alla Scuola di Cinema dell’Università della California dove stringe amicizia con Ray Manzarek che suona le tastiere nella band del fratello. Ray ha iniziato con il pianoforte classico, ma poi si è indirizzato verso il jazz e il blues. Anche Jim è attratto dal blues, condividono anche l’interesse per il cinema e insieme assumono acidi diverse volte al mese. Jim realizza un solo film all’università con cui ottiene un voto molto basso. Non si laurea e comunica a Ray di volersi trasferire a New York. Pochi mesi dopo, a Venice Beach, Ray per caso incontra Jim che viveva in una soffitta e stava scrivendo canzoni per un concerto rock che aveva in mente. Ray gli chiede di cantarne una, Jim non vorrebbe…poi canta. Ray è colpito dalla poesia dei suoi testi e insieme decidono di formare una band. Jim ha già in mente un nome che gli piace, ispirato ad una poesia di William Blake: “Se le porte della percezione fossero purificate, ogni cosa apparirebbe all’uomo così com’è: infinita”. Jim va a vivere con Ray e la sua ragazza, Dorothy Fujikawa. Ray invita i suoi compagni del corso di meditazione a improvvisare con loro: John Densmore porta il suo amico Robbie Krieger; Jim è così entusiasta del suo slide per chitarra che gli chiede di usarlo in ogni canzone. A Robbie e John piacciono più i suoi testi che la sua voce, ma c’è qualcosa in questo ragazzo che li attrae.

Nell’estate del 1965 nascono i Doors

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Jim non ha mai cantato prima, Robbie suona la chitarra elettrica da soli sei mesi: aveva iniziato studiando chitarra acustica, per l’esattezza flamenco spagnolo, poi aveva suonato in una rock and roll band con John Densmore quando erano insieme al liceo. John, alle percussioni, si era trasformato in un virtuoso del jazz (stile Coltrane e Mingus). Ray affitta una casa dove la band prova per tutta l’estate. Hanno bisogno di canzoni. Jim chiede a tutti di scriverne una durante il weekend, ma solo Robbie fa i compiti: la prima canzone che compone si intitola “Light my fire”.



I Doors ottengono il loro primo ingaggio in un locale di Los Angeles. Ancora troppo insicuro Jim volta le spalle al pubblico e guarda la band, cosa che è abituato a fare durante le prove. Una sera entra l’impresaria del “Whisky ‘a Go Go”, si invaghisce di Jim Morrison e convince il suo capo ad assumere i Doors come gruppo fisso del locale. Alla fine del ’66 aprono i concerti di Van Morrison, dei The Byrds, di Frank Zappa e dei Buffalo Springfield; la voce si diffonde, si parla soprattutto del cantante.

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Jac Holzman, talent scout della Elektra Records, è così colpito da Morrison che offre alla band un contratto per tre album. La sera seguente Jim non si presenta al Whisky ‘a Go Go. John e Ray vanno a cercarlo nel motel dove alloggia e lo trovano imbottito di LSD. Quando lo riportano al locale Jim vuole suonare “The end”, il pezzo che ha scritto il giorno in cui è finita la storia con la sua ragazza ai tempi del liceo. Nel gruppo nessuno conosce le sue intenzioni…Dopo aver dato a Jim Morrison del bastardo depravato il proprietario del Whisky ‘a Go Go non vuole più saperne del gruppo. Poche settimane dopo i Doors registrano il loro primo album in cinque giorni. Holzman chiama il vecchio produttore Paul A. Rothchild. Apparecchiature all’avanguardia, un registratore a quattro piste. Su una pista si registrano le percussioni di John; le tastiere di Ray e la chitarra di Robbie su un’altra; la terza per la voce di Jim; la quarta per le sovraincisioni. Light my fire” e The End” superano i sette minuti, per inciderle è bastato eseguirle solo due volte. Per volontà di Jim tutte le canzoni vengono firmate dal gruppo, gli autori sono semplicemente i Doors.

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Per promuovere l’album Holzman acquista un cartellone pubblicitario su Sunset Street. Non era mai stato fatto prima. Break on through” è il loro primo singolo, ma non va oltre il 106° posto in classifica. Holzman decide allora di lanciare Light my fire”. Rothchild elimina le parti strumentali e la canzone diventa un successo radiofonico. Siamo nel luglio del 1967 e la prima canzone che Robbie Krieger ha scritto nella sua vita balza al primo posto in classifica. I primi diritti d’autore fruttano ai Doors 50mila dollari a testa. La famiglia di Jim è all’oscuro di tutto finchè un amico del fratello minore non arriva da loro con l’album…sembra proprio che il ragazzo in copertina somigli al figlio Jim.

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I familiari restano allibiti quando scoprono quello che Jim scrive di loro nella sua biografia: MORTI. Holzman manda i Doors a New York: è un successo immediato. Anche Andy Wharol resta affascinato, soprattutto da Morrison. E poi, come era successo ai Beatles e ai Rolling Stones, prima di loro, i Doors si esibiscono dal vivo al The Ed Sullivan Show”. Sullivan chiede ai Doors di eliminare dai testi cantati ogni riferimento alla droga; i Doors accettano, ma durante l’esibizione Jim canta le canzoni esattamente come erano state scritte. E’ passato appena un anno da quando Jim Morrison non riusciva nemmeno a guardare in faccia il pubblico, adesso la metamorfosi è completa.



Il fatto è che questa musica è strana, è musica che piace al diverso, all’emarginato, trascina l’ascoltatore nel magico regno del sogno. Una delle peculiarità sonore del gruppo dipende dalla mancanza di un bassista; questo lascia a Densmore la responsabilità della sezione ritmica. Il suo stile jazz lo rende preciso e nello stesso tempo imprevedibile. Le influenze del flamenco, nello stile di Krieger, apportano un alone di mistero: lui non usa mai il plettro, sia nelle ritmiche che negli arpeggi, ma c’è bisogno di un basso e Manzarek utilizza con la mano sinistra un piano-base per fare le parti di basso alle tastiere, mentre con la destra suona gli accordi all’organo tingendo il suo blues con venature barocche. L’organo produce una sensazione di festa, richiama l’infanzia, ma un’infanzia inquieta. Non a caso la copertina del secondo album “Strange Days” ritrae degli artisti circensi.

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E se la band crea una surreale atmosfera da circo, Jim Morrison è un funambolico trapezista. Ray vede Jim come un vecchio sciamano che trascina i suoi seguaci in un mondo dove non avrebbero mai osato entrare da soli. Morrison è innocente e profano, è un poeta del rock, pericoloso e molto intelligente; nessuno ha mai posseduto questa magica combinazione di qualità prima di lui. Per quanto possa volare in alto i suoi compagni sono sempre pronti ad afferrarlo per riportarlo a terra. La fama dei Doors esplode improvvisa ed intensa. Quasi tutta l’attenzione è rivolta a Jim. Robbie, Ray e John non sembrano mai infastiditi dalla sua popolarità e Jim gode a stare al centro dell’attenzione, sembra nato per questo: destinato ad essere famoso. Ogni cosa che fa sembra geniale o brillantemente congegnata per fare effetto. Jim crea la sua immagine senza l’aiuto di un personal manager. E’ lui che sceglie i vestiti, gli accessori, quei pantaloni in pelle così aderenti quasi a voler mettere in risalto i genitali.

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Sa esattamente cosa è meglio per lui. Forse per proteggersi, si comporta come se non gliene importasse nulla. Nel 1968 gli Who suonano come gruppo-spalla dei Doors al Singer Bowl di Long Island. Sembra quasi che Jim Morrison abbia bisogno dell’attenzione dei fans per sopravvivere. Il pubblico del Singer Bowl è già eccitato, Morrison lo accende ancora di più. Qualcuno tira una sedia. Prima del concerto un fotografo stava scattando foto dalla prima fila, ha visto Jim guardare direttamente una ragazza e toccarsi i genitali. Il fidanzato della ragazza ha afferrato una sedia. Secondo il fotografo è stata la prima sedia ad essere tirata.



La poesia di Morrison “The celebration of the Lizard” avrebbe dovuto occupare un lato intero del successivo album dei Doors, ma Paul Rothchild decide di non includerla; la reazione di Jim è imprevedibile e Rothchild sta ricevendo delle pressioni perchè la band produca un altro album, ora che è al top del successo. Il produttore riempie l’intera facciata del disco con canzoni che erano state scartate dal primo LP. Nonostante la grezza intensità delle nuove canzoni i critici bocciano l’album, ma i fans sono di diverso parere: l’album sarà un successo. Nel 1968 i Doors iniziano a registrare “The soft parade”. Jim inizia ad arrivare in studio strafatto o ubriaco. Robbie Krieger scrive metà delle canzoni dell’album e per la prima volta lui e Jim separano i diritti d’autore. Il movimento giovanile continua a crescere, nel 1968 l’America è radicalmente cambiata. In origine Ray era convinto che l’LSD fosse la chiave dell’illuminazione, ma una serie di brutti trip gli hanno fatto cambiare idea, così con Robbie e John si dedica alla meditazione nel tentativo di trovare la serenità. Morrison invece continua ad assumere acidi.



Jim ha ancora dubbi sulla sua voce, non ha studiato musica e non sa leggere uno spartito. Il suo cantante preferito non è più Elvis, adesso è Frank Sinatra. Ora Jim descrive la sua stessa voce come un grido o una cantilena malata. Morrison passa dagli allucinogeni agli alcolici. Ci vogliono 11 mesi per registrare “The soft parade” in parte a causa del perfezionismo di Rothchild che costringe la band a rieseguire continuamente i pezzi…ma tutti fingono di non vedere il vero problema…Morrison, in un vortice di eccessi, continua ad assumere droga e alcol, mentre Densmore accusa emicranie e soffre di eruzioni cutanee da stress; un giorno se ne va dallo studio, dicendo che non ne può più. Il giorno dopo ricompare e come se niente fosse la band riprende a registrare.

L’ARRESTO SUL PALCO

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A volte il bere aiuta Morrison, a volte no. Durante i concerti, la più grande preoccupazione della band è tenere Jim sveglio sul palco. Il primo arresto in scena, avviene a New Haven, Connecticut. Prima del concerto Jim si era appartato con una ragazza in una doccia nel backstage. Un poliziotto li aveva sorpresi, ma non riconoscendo Jim gli aveva ordinato di uscire. Jim lo manda a fanculo e il poliziotto lo prende a manganellate. Mancano pochi minuti allo show e Jim sta male: i suoi occhi sono ancora iniettati di sangue, gonfi di lacrime. A metà della prima canzone si interrompe e dice al pubblico quello che è appena successo. Jim continua a definire il poliziotto un piccolo uomo blu, con un piccolo vestito blu e un piccolo berretto blu. Quando arrivano i poliziotti sul palco Jim vuole che raccontino la loro versione, ma loro non vogliono parlare. Jim viene arrestato per turbamento della quiete pubblica e comportamento immorale.



Poi viene colpito in faccia e preso a calci mentre è a terra. I Doors iniziano a guadagnarsi la reputazione di band immorale e pericolosa. L’episodio segna un cambiamento nel rapporto dei Doors con il pubblico: ormai l’interesse di tutti è concentrato su Jim, sulle sue stravaganze. Cresce la sensazione che il pubblico non sia lì, tanto per ascoltare la musica, ma per assistere ad un evento. Diventa sempre più difficile distinguere tra il vero Jim e il personaggio che appare sul palco, ma il treno corre sempre più veloce e nessuno vuole saltare giù.

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Nell’aprile del 1968 Morrison viene scelto come cantante dell’anno, i Doors vincono il titolo come miglior band e Ray Manzarek quello di miglior musicista. L’album “The soft parade” è per il gruppo il quarto Disco d’Oro consecutivo, Touch me”, scritta da Krieger, diventa il terzo singolo top ten della band. A fine dicembre ’68 i Doors vengono definiti “i Rolling Stones d’America”…e proprio a quel punto Jim annuncia che vuole mollare. La band è sconvolta, senza Jim i Doors non esistono. La sua ragazza, Pamela Courson, vuole che lui si concentri sulla poesia. Jim aveva già pubblicato due raccolte autoprodotte, entrambe dedicate a lei. Il suo scrivere è simbolismo puro, lo innalza dalla quotidianità e lo libera dagli obblighi che una rockstar deve rispettare. Ma uscire da quei meccanismi non è così semplice come sembra.

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Ray lo convince a restare con loro per altri sei mesi, ma la sua tendenza a bere aumenta e Ray si accorge che l’alcol dà vita all’alter ego di Morrison: il suo nome è Jimbo e tutti, nella band, temono la sua comparsa. Preoccupati per la salute di Jim e per il futuro del gruppo decidono di affrontare Morrison in modo diretto. Jim ascolta rimanendo calmo. Resta sobrio per una settimana, poi ritorna Jimbo. La band gli affianca un gruppo di “bevitori professionali”, cioè bevitori che apprezzano l’alcol senza abusarne, ma è inutile. Durante un party a Los Angeles, Jim si addormenta con la testa sulle gambe di Janis Joplin. Lei scoppia a piangere e poi gli spacca una bottiglia di whisky in testa. Pam inizia ad essere stufa delle infedeltà da sbronza di Jim e vorrebbe aiutarlo. Lo convince a incontrare uno psichiatra, Jim ci va una volta. Si sta allontanando sempre di più dalla sua famiglia. Quando la madre va a Washington per vedere un concerto dei Doors, Jim non la incontra nemmeno. Dal 1966 non parla con suo padre che in quell’anno gli aveva scritto una lettera in cui gli intimava di abbandonare ogni idea di cantare o qualsiasi legame con un gruppo musicale perchè lo considerava completamente privo di talento. Al culmine della fama di suo figlio, l’ammiraglio Morrison comanda una Divisione di portaerei al largo delle coste del Vietnam; nel suo mondo la sopravvivenza dipende dall’obbedienza. Per Jim, invece, obbedienza equivale a suicidio.

Nel settembre del ’68 i Doors sono in tour in Europa. E’ un vero trionfo. Anche dopo che Jim ingoia un pezzo di hashish ad Amsterdam e sviene sul palco. Quella sera la band si esibirà senza di lui e Ray canterà tutte le canzoni. In seguito Jim resta a Londra con Pam, ma nel frattempo scopre che i Doors hanno concesso “Light my fire” per la pubblicità di un’auto. Robbie, Ray e John spiegano che hanno cercato di contattarlo per giorni, ritengono che l’offerta sia unica e che Jim debba essere d’accordo, ma Jim non lo è: la pubblicità e i 75mila dollari svaniscono. L’alcol sta compromettendo i rapporti personali. All’inizio, quando Ray ha formato la band, lui e Jim erano molto vicini. E Jim si era sempre trovato bene con Robbie, lo consigliava anche su come dare molteplici significati ai testi. L’alcol è diventato un muro. I primi tempi John e Jim giravano in auto, sognando di far parte di una famosa band di rock ‘n’ roll, ma per colpa dell’alcol l’armonia si è infranta. Tutti assistono al conflitto di Jim, ma non sanno come aiutarlo. Ormai i Doors fanno concerti sempre più grandi. Il primo di questi è all’Hollywood Bowl nel ’68. Jim sembra un po’ perso; John crede che si sia preso un acido poco prima di salire sul palco, Robbie pensa che Jim sia distratto da Mick Jagger che è tra il pubblico, seduto in prima fila con Pam sulle ginocchia. Al Madison Square Garden e al Forum di Los Angeles fanno il tutto esaurito. All’inizio del ’69 i Doors sostengono il primo vero tour negli Stati Uniti: tocca 19 città, la prima data è quella di Miami. La band arriva in anticipo, ma senza Jim. Una lite con Pam gli aveva fatto perdere il volo, si era fermato al bar dell’aeroporto, perdendo anche il successivo. Arriva con venti minuti di ritardo. L’atmosfera, dentro l’hangar trasformato in un’arena per l’occasione, è già tesa; l’impresario, togliendo tutte le sedie, ha creato più spazio e ha venduto duemila biglietti in più. Jim sembra disorientato nel momento in cui la band sale sul palco. La settimana precedente il Living Theatre (foto sotto) era andato in scena a Los Angeles: il loro è un manifesto fondamentalmente politico. Il cambiamento può avvenire solo rifiutando tutte le regole. Jim non si perde uno spettacolo.

Lui che aveva definito i Doors “politici erotici” confessa al regista della Compagnìa che, sebbene un’intera generazione lo stia idolatrando, sente come se non avesse mai avuto niente da dire. Sceglie questo come momento per cambiare. Qualcuno lancia un secchio di vernice arancione alla band, Jim insulta il pubblico, c’è agitazione sul palco. Un amico di Jim gli si avvicina e gli mette in braccio un agnellino, una donna versa una bottiglia di champagne addosso a Morrison, lui si toglie la maglietta e incita tutti a fare altrettanto: magliette, pantaloni, reggiseni, biancheria intima…tutto vola in aria, ma il pubblico chiede sempre la stessa canzone, “Light my fire”. Morrison si infuria: “Siete venuti per vedere qualcos’altro, vero?…Va bene! Ecco il mio cazzo!” Ray grida: “Fermatelo!” Il palco sembra impazzito, scoppia il caos. Robbie e John saltano giù, Manzarek invece continua a suonare. Jim viene scaraventato tra la folla da una guardia della sicurezza. A meno di un’ora dall’inizio il concerto era già finito. I Doors sono riusciti ad accennare solo frammenti di quattro canzoni. Il giorno dopo tutta la band vola in Giamaica per una vacanza. I Doors non sanno che a Miami sta accadendo qualcosa di strano. Jim ha tre denunce per cattiva condotta e una per oltraggio al pudore ed è questa la più preoccupante: si sostiene che Jim ha mostrato il pene in modo volgare e immorale, lo ha afferrato e scosso simulando l’atto della masturbazione e poi quello della copulazione orale con un’altra persona. Sebbene durante il concerto siano state scattate numerose foto, in nessuna si vede Morrison esibire il sesso.

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I Doors sono spiazzati. Al concerto erano presenti più di cento poliziotti, ma nessuno ha cercato di fermare Morrison. Secondo John l’unica cosa di cui sono colpevoli, in realtà, è di aver fatto un pessimo concerto. Un’ondata di conservatorismo percorre gli Usa, vengono organizzate manifestazioni a favore della decenza, contro i Doors. Persino la stampa rock è contro di loro. Le canzoni dei Doors non vengono più trasmesse dalle radio, e una dopo l’altra tutte le date del primo grande tour della band vengono cancellate. Il 4 aprile 1969 Jim Morrison, arreso, si consegna alla FBI. Il processo inizia ad agosto; Ray, Robbie e John testimoniano a suo favore, tutti e tre negano che abbia mai mostrato il sesso. Ma il pubblico Ministero Terence Mc Williams è irremovibile e insiste sull’accusa di copulazione orale. Jim spiega che era inginocchiato (foto sopra) semplicemente per ammirare da vicino la tecnica di Robbie nell’assolo. Mc Williams risponde che gliel’avrà visto fare centinaia di volte e Jim controbatte: “Beh…ma Robbie migliora sempre di più”. Sembra una commedia degli errori, ma il processo non è uno scherzo. Il 30 ottobre 1969 Morrison viene giudicato colpevole per atti osceni in luogo pubblico. Il giudice condanna Jim a sei mesi di lavoro duro in prigione. 

Non pentirti di qualcosa che hai fatto, se quando l’hai fatta eri felice – Jim Morrison

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L’avvocato dei Doors presenta subito appello, ma l’incertezza del risultato getta la band in una sorta di scomodo limbo. Morrison la prende molto male. Non è solo la paura di trascorrere del tempo in una prigione del profondo sud, ma è come se all’improvviso si fosse reso conto di non essere invincibile. L’innocenza di Morrison è messa in discussione e anche quella del Paese. Un sussulto di violenza si propaga per tutto il decennio e continua a riflettersi nella musica dei Doors. Morrison è convinto che la violenza sia una tradizione degli Stati Uniti, gli americani ne sono affascinati e sono assuefatti. I Doors non suonano a Woodstock (foto sotto).

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E così nel 1970, mentre aspettano il processo d’appello, volano su una piccola isola al largo delle coste inglesi; il concerto sull’isola di Wight è inteso come una fusione di spiriti tra i migliori musicisti rock del momento. I fans sostengono che il concerto dovrebbe essere gratuito, la polizia e gli organizzatori non sono d’accordo.



Alla fine del 1970 il sogno che aveva acceso un’intera generazione è giunto ufficialmente alla fine. L’LSD non ha condotto Charles Manson all’illuminazione, ma alla follia e un nuovo Presidente (Nixon) toglie qualsiasi speranza di cambiamento. Jim soffre molto la perdita di Jimi Hendrix e Janis Joplin, scherza con gli amici dicendo che stanno aspettando il terzo. Intanto viene pubblicata la sua prima collezione di poesie. Il libro diventa un grande motivo di orgoglio per Morrison:

“Niente – dice – è così eterno come la poesia e la canzone”

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Mentre il Paese entra nel nuovo decennio, i Doors ricominciano. L’album “Morrison Hotel” è un ulteriore passo fuori dalle convenzioni, è un ritorno alle loro radici, il blues. In soli due giorni si aggiudica il Disco d’Oro. Nonostante il disastro di Miami, Jac Holzman li incoraggia a preparare un altro album, ma le cose non cambiano: Jim arriva tardi, ubriaco, solo che ora in più ha aggiunto al cocktail anche la cocaina. Il gruppo è esausto e furioso. Rothchild si addormenta sul mixer, li accusa di suonare musica troppo soft, vorrebbe motivarli. Rothchild si rende conto che è arrivato il momento di andarsene. Le sue parole di saluto ai Doors saranno: “L’unico modo per voi di sopravvivere è di registrare questo album da soli”. Sorpresi dal suo abbandono i Doors si rivolgono a Bruce Botnick. Botnick incita la band a suonare e basta. Per John è come tornare indietro nel tempo, come quando si incontravano a suonare nei garage. E’ una sua idea quella di rallentare la parte centrale di L.A. Woman. Jim tira fuori un frase che vuole continuare a ripetere e dopo aver registrato, ne butta giù un’altra su un pezzo di carta, poi la mostra al gruppo: Mr Mojo Risin“(anagramma di Jim Morrison).



Registrano velocemente facendo diverse canzoni ogni giorno. Tra queste il capolavoro che diventerà il primo singolo dell’album “Riders on the Storm” (Cavalieri nella Tempesta). L’album viene registrato in una sola settimana. Ancora una volta tutte le canzoni vengono firmate Doors. L’8 dicembre 1970 Jim Morrison festeggia il suo compleanno, incidendo una sua poesia. Ha 27 anni. Gli amici non si spiegano come mai sia cambiato tanto negli ultimi due anni. La poesia lo fa uscire dalla depressione:

“Non ci sarà mai più nessuno come te. Non ci sarà mai più nessuno capace di fare le cose che fai. Oh! Mi darai un’altra possibilità? Vuoi fare un piccolo tentativo? Per favore, fermati, e ricorderai che eravamo insieme, comunque. Va bene, adesso, se hai una sera sicura, potresti prestarmela. Te la restituirò. So come potrebbe essere con te. Conosco i tuoi umori e la tua mente. E la tua mente. E la tua mente. E la tua mente. E tu sei mia…”

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Tratto da: Il blues dello sciamano

Jim Morrison accetta di esibirsi di nuovo dal vivo con i Doors. Il 12 dicembre a New Orleans vengono presentate le nuove canzoni dell’album “L.A. Woman”. Per un momento riappare il vecchio Jim, poi crolla sul palco e non si rialza. E’ proprio qui, che secondo Ray, tutta l’energia mentale di Jim lo abbandona. Pochi giorni dopo Pam Courson torna a Los Angeles dopo una vacanza a Parigi. Trova Jim a letto con un’altra donna che sostiene di averlo sposato con un rito pagano di streghe, ma la strega vola a New York e Jim torna con Pam. Lei sogna una vita insieme a Jim e vuole che lui abbandoni i Doors…potrebbe stare a casa e scrivere poesie, mentre lei potrebbe gestire una boutique esclusiva.

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Quando la band sta per ultimare “L.A. Woman”, Jim annuncia che lui e Pam si trasferiscono a Parigi. Vuole rilassarsi un po’, smettere di bere, concentrarsi sulla poesia. Ray gli chiede quando tornerà, ma Jim non sa rispondere. Il 17 aprile 1971, con il processo di Miami ancora in sospeso, Jim vola a Parigi. Per qualche tempo le cose procedono secondo i piani: Jim si concentra sulla sua poesia, si taglia la barba, gira per le strade da solo, visita il cimitero dove sono sepolti Chopin, Oscar Wilde, Edith Piaf. Soffre di tosse persistente. In America la Elektra lancia “L.A. Woman”, la critica lo accoglie come l’album del ritorno. Quando la tosse peggiora Pam lo porta da un medico che gli intima di smettere immediatamente di bere. Mentre vagabonda per la città porta con sè dei quaderni di appunti in una busta di plastica bianca: sono pieni di testi di canzoni e di poesie. Ma scrivere in solitudine non offre quell’eccitazione che lui conosce bene. Un giorno Jim fa una telefonata in America, John Densmore è sorpreso di sentirlo; Jim gli dice che sta pensando di tornare a casa per comporre un altro album con i Doors, ma John sente che la sua voce è impastata.

THE END

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Una notte, dopo ore di pesanti bevute, Jim dice di non sentirsi bene. Vuole fare un bagno. Dopo aver chiamato Pam “Sei ancora lì?”, muore, nella vasca da bagno. E’ il 3 luglio 1971.

Finalmente la guerra del Vietnam è finita, il movimento giovanile svanisce e non tornerà più. Ma quella ventata di protesta, seppur breve, è stata autentica e ha forgiato la coscienza di un’intera generazione. Per alcuni Jim Morrison è stato un poeta con l’anima intrappolata tra paradiso e inferno; per altri è solo l’ennesima rockstar caduta e bruciata, ma una cosa è certa: non puoi bruciare se non ti eri prima acceso. Ci sono voluti altri dieci anni prima che suo padre dicesse “mio figlio aveva una genialità unica che ha espresso senza compromessi”.

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I Doors sono esistiti per 54 mesi, hanno venduto 80 milioni di dischi in tutto il mondo, ne vendono ancora 1 milione all’anno e nessuna loro canzone è stata mai usata per vendere automobili.

IO E RAY MANZAREK, IL MIO RICORDO

Genova, 5 Luglio 2001 – Ray Manzarek – Foto by Alberto Terrile

Genova, giovedì 5 luglio 2001. E’ un pomeriggio caldissimo. La città è in subbuglio. Fervono i preparativi per il G8 che a fine mese precipiterà in un bagno di sangue e nessuno sa ancora che di lì a poco si sarebbe consumato l’attacco all’America, con gli attentati alle Torri Gemelle. Al Teatro della Corte è in programma la conferenza stampa di Ray Manzarek, il fondatore dei Doors. Manzarek è impegnato in un tour europeo per celebrare il trentennale della scomparsa di Jim Morrison e arriva a Genova nell’ambito del Festival Internazionale della Poesia. Come giornalista (all’epoca lavoravo per Telegenova Eurotelevision, gloriosa testata che oggi non esiste più) sono tra gli accreditati all’evento. Entro nel foyer del teatro assieme al mio cameraman Luca Faravelli. Siamo l’unica tv presente. Veniamo accolti da un’addetta stampa, prendiamo posto, ed ecco, su un divano di fronte a noi, Ray Manzarek, il mito dei Doors, l’amico fraterno di Jim Morrison. Ray è un elegante e gentilissimo signore dall’impronta dandy. Il suo eloquio è poetico, fluido e raffinato. Dopo la conferenza stampa, chiedo ed ottengo un’intervista esclusiva e per qualche minuto si apre un mondo di vibrazioni positive. Ray Manzarek è disponibile, sono a mio agio, tutto, insomma, fila liscio. Nell’intervista vengo coadiuvato da un interprete (il mio inglese è pessimo) e ho subito la sensazione (i giornalisti sanno cosa intendo) che sto vivendo l’intervista ideale. Ray Manzarek mi racconta uno dei suoi primi incontri con Jim Morrison…ricorda che lo vide uscire dal mare di Venice Beach simile a una divinità; aggiunge che tutti, nella band, beneficiarono della sua fascinazione. Secondo Ray Manzarek, Jim era uno sciamano e lo ripete durante l’intervista. Sono professionalmente coinvolto, sto parlando con un monumento della storia della musica, un artista che ha ispirato le grandi trasformazioni dell’ultimo scorcio degli anni ’60. Chiedo a Manzarek di pronunciarsi anche sull’imminente G8 e lui spende parole bellissime sul movimento no global che è pronto a contestare la politica arrogante dei grandi della Terra. L’intervista volge al termine, il mio operatore ha filmato tutto, ma ecco la svolta che non ti aspetti. Mentre stringo la mano a Manzarek, lui mi guarda e lancia un’idea fantastica: “Perchè tu e il tuo cameraman non mi seguite sul palco per la prova del concerto di questa sera? Potete filmarmi per qualche minuto mentre suono al pianoforte…potrebbe essere utile per il vostro servizio…”. E’ tutto vero, non è un sogno! Penso che Ray è una meravigliosa anima hippy…oltretutto con grandi competenze giornalistiche. Ed eccomi, dopo qualche minuto, sul palco del Teatro della Corte, mentre il fondatore dei Doors suona – solo per me e a favore di telecamera – uno degli “attacchi” più leggendari della storia della musica…l’inizio di “Light my fire” entrato nell’immaginario collettivo.

Genova, 5 Luglio 2001 – Ray Manzarek – Foto by Alberto Terrile

Il servizio è uno scoop, sono felice e orgoglioso. Viene trasmesso la sera stessa nel Tg delle 19, replicato in tre edizioni successive e inserito in una rubrica settimanale. Per 12 anni la cassetta Betacam del prezioso documento viene custodita nell’imponente archivio della tv; poi, nel 2013, a causa di una sciagurata e criminale gestione dell’emittente, l’intero patrimonio-video finisce al macero. E’ il dolore più grande nella mia carriera di cronista, una perdita irreparabile di memorie, immagini e testimonianze. Della visita di Ray Manzarek a Genova rimane comunque pochissimo. Di quel 5 luglio 2001 si sono salvate le intense fotografie di Alberto Terrile (vedi sopra).



Testo liberamente tratto da:

When You’re Strange – A Film About the Doors” di Tom Di Cillo

a cura di Fabio Tiraboschi  – Genoa News Chronicle / Io reporter

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