VIAGGIO NELL’ ANNO MILLE

di Cora Richmond e Tania BrandoGenoa News Chronicle / Io, reporter

Intervista immaginaria a un uomo dell’anno Mille

Grazie a quella meravigliosa e potente macchina del tempo chiamata Storia, approdiamo nell’anno Mille e immaginiamo un incontro con un nostro simile. Ovviamente sarebbe quasi impossibile comprenderci….Ma liberando la fantasia possiamo annullare le differenze lessicali e temporali tra i nostri rispettivi idiomi ed abbattere le barriere culturali tra le mie concezioni moderne e le sue credenze medievali….io so qualcosa del passato grazie a qualche studio, lui sa abbastanza sul futuro dell’umanità grazie a misteriosi poteri divinatori…

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Così, il dialogo tra il mio italiano del 2018 e l’impasto di latino e dialetto locale – affascinante preludio di nobile lingua romanza – parlato dal mio interlocutore, non rappresenta più un ostacolo; tuttavia il tempo a mia disposizione è ridotto….solo 10 domande, non una di più…al termine della decima risposta l’incantesimo svanirà…

Come ti chiami?

Helgaldo Richer, sono cristiano e vivo nell’entroterra di Saint-Tropez, un luogo molto pericoloso infestato da bande di Mori saraceni specializzate in agguati a viandanti, studenti e  “giramondo”. I Saraceni si radunano nelle gole più strette delle montagne e attaccano i viaggiatori diretti o in arrivo dall’Italia…a volte li rapiscono e chiedono il riscatto…

Hai paura della fine del Mondo?

Nooo…! I nostri spaventi sono provocati dai fenomeni del cielo…quelli che voi chiamate eclissi e comete…Il terrore ci cattura quando un velo di sangue ricopre la luna o quando il sole diventa cupo: sono prodigi che fanno tremare parecchio la gente! Portano disgrazie alimentari e carestie. Quando si manifestano queste cose nel cielo significa che Dio è in collera e vuole punirci per i nostri peccati…Il sole nero e la luna rossa sono flagelli misteriosi della vendetta divina!

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Ma nel mio tempo abbiamo letto che voi uomini del Mille siete terrorizzati dalla fine del Mondo….

E’ una falsità…alcune letture dell’Apocalisse possono trarre in inganno…Chi ha messo in giro questa voce? Non sappiamo neppure se sono trascorsi esattamente mille anni dalla nascita di Gesù Cristo…Noi non calcoliamo il tempo come voi…L’inizio dell’anno cade in date diverse a seconda dei luoghi. Per esempio, presso la cancelleria del re di Francia il capodanno corrisponde al 1° marzo; nel Poitou coincide con il Natale, il 25 dicembre; all’abbazia di Saint-Benoit-sur-Loire cade il 25 marzo. In Germania e in Inghilterra l’anno comincia il 25 dicembre…

Ma scusa Helgaldo…come calcolate il tempo?

Con il tragitto del Sole e della sua luce nel cielo….Con il canto del gallo, con il suono delle campane di monasteri ed abbazie che annunciano preghiere e riti quotidiani…I monaci sono precisi, possiedono strumenti complicati…quadranti e clessidre a sabbia, mentre per misurare le durate più lunghe l’ora è indicata dal livello d’acqua di un recipiente che si va vuotando goccia a goccia…Di notte alcuni usano le  candele: la lunghezza  di una candela corrisponde a un tempo determinato… A noi non serve conoscere l’ora esatta, è un dettaglio superfluo. Come vedi, il calcolo del tempo per noi è piuttosto approssimativo e teorico, basato sullo scorrere delle stagioni.

Hai parlato di tragitto del sole…il sole quindi si muove?

Beh certo…il sole compie un tragitto, si leva e tramonta. I dotti dicono che l’Universo è una sfera con la Terra al centro. Attorno alla Terra ci sono altre sfere concentriche ciascuna delle quali corrisponde al cammino del sole, della luna o degli astri, mentre l’ultima sfera regge l’insieme delle stelle fisse.

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Come curate le malattie?

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Con pratiche magiche, uso di scongiuri ed esorcismi, salassi e cure di carattere naturale con erbe e pietre minerali. Ad esempio lo zaffiro ha natura fredda e, se ridotto in polvere e mescolato al latte, cura le ulcere e il mal di testa; inoltre vince il terrore e l’invidia. Magia, astrologia e medicina sono intrecciate, così come le piante, gli astri e le parti del corpo sono elementi tra loro collegati. Le varie membra sono associate a segni zodiacali. Ricorriamo spesso ai malefici: sono perpetrati soprattutto dalle donne e possono indurre impotenza e sterilità. Le donne lascive, se si accorgono che il loro amante vuole contrarre un matrimonio regolare, uccidono con arti magiche il suo desiderio, cosicchè egli non possa avere alcun rapporto con sua moglie.

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L’epilessia, invece, è il “mal sacro” perchè il demonio entra nel corpo del malato; in questo caso la cura contempla diete e farmaci, ma anche talismani ed esorcismi.

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Ma ricorda ci sono poteri taumaturgici trasmessi da Dio ai re. Alcuni sovrani del nostro tempo curano la scrofolosi con il tocco della mano.

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Cosa fai nella vita?

Sono un modesto gentiluomo, un castellano. Vivo nella Francia del sud e discendo da un antichissimo capovillaggio dell’epoca dei Galli.  Esercito la mia autorità su un piccolo territorio e sono occupato quasi sempre in contese e lotte contro altri castellani e signorotti. Con l’aiuto di gente robusta, fuggiaschi, figli di contadini e mercenari devo difendermi dalle ritorsioni, proteggermi dai nemici, trionfare sui miei pari e opprimere chi sta sotto. Chi attraversa la mia proprietà deve pagare il passaggio, altrimenti….

Altrimenti è guerra…

Noi del Mille viviamo sempre in guerra. Guerre contro i Saraceni invasori, contro le incursioni dei Normanni a nord della Loira, degli ungheresi a est. Guerre e scaramucce continue scoppiano tra noi signori, tra principi e vassalli. Ci si batte per il controllo di una posizione strategica, per prestigio e potere, per lavare un’offesa o per puntigli d’onore…

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Sì, in effetti ho letto che il Mille è stato un periodo immerso nell’anarchia feudale….Ma spiegami com’è la tua vita al castello?

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Modesta, buia e fredda…Preferisco la vita all’aria aperta. Al castello non posso riscaldare le stanze per paura di incendi; le finestre sono lunghe e strette, assomigliano a feritoie: non esistono quelle coperture che voi chiamate vetri. Vivo con la moglie e tre figli ancora piccoli. Ogni tanto apro le porte a qualche ospite di passaggio, preferibilmente un giullare, che rallegra la casa cantando brani di qualche chansons de geste. Mi appassiono a quelle battaglie, a quei grandi duelli….E’ come rivivere le mie imprese.

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Per la tavola, cerco di provvedere con la caccia: cervi e cerbiatte, daini, cinghiali, qualche orso e selvaggina da penna, carne che arrostiamo alla brace con l’aggiunta di erbe aromatiche; pesce il venerdì e nei periodi di quaresima e poi formaggio di capra e frutta; dolci di rado e a base di miele.

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Ovviamente mangiamo con le mani, nel nostro tempo non esistono forchette. Qui, nella Francia del sud, inoltre, non manca il vino, una delizia. Per la mia igiene personale, infine, osservo la regola del bagno due volte l’anno.

Helgaldo, siamo all’ultima domanda. Come sanate le colpe? Come regolate ingiustizie, peccati e delitti?

Innanzitutto con la vendetta, la vendetta è ammessa: il primo che uccide è esposto alle minacce dei parenti della vittima. Poi si può riparare la colpa con il sistema della penitenza a tariffa: a ogni tipo di peccato corrisponde una pena stabilita dai cosiddetti penitenziali. Ad esempio se uccido mia moglie devo espiare la colpa richiudendomi in un convento a pane e acqua. Dopo l’omicidio i peccati maggiormente puniti sono quelli carnali: grandissimo peccato è “dormire” con la sorella della moglie: il colpevole non potrà più riavvicinare la propria moglie, mentre quest’ultima potrà risposarsi con chi vorrà. Quanto al colpevole e alla sua cognata-amante, saranno condannati al celibato e, per tutta la vita, si infliggeranno mortificazioni.

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Adulterio gravissimo è quello commesso da un uomo sposato con una donna sposata poiché si sommano due tradimenti: per quindici anni il peccatore dovrà rispettare due quaresime ogni anno e continuerà a fare penitenza tutta la vita. Venti giorni a pane e acqua è anche la pena che sconta un celibe che abbia fornicato con una donna libera o con la propria domestica. Pene severissime per i sodomiti: l’uomo sposato che si sia smarrito in tal modo farà penitenza per dieci anni, il primo anno a pane ed acqua. Sette anni di penitenza per la donna lussuriosa che abbia ingoiato lo sperma dell’uomo. Alcune donne nel silenzio della notte in compagnìa di altre seguaci del diavolo credono di poter salire in aria fino alle nuvole: per questa pratica del sabba tre anni di digiuno. Altri provvedimenti riguardano il furto: ad esempio, un mercante che imbrogli sul peso deve fare penitenza per venti giorni a pane ed acqua.

(Come sottolineato da Edmond Pognon nel suo mirabile testo La vita quotidiana nell’anno Mille: “Uccidere un uomo intorno al Mille, costituiva un atto assai meno eccezionale e molto meno riprovevole che non oggi”).

Nuova luce sul Medioevo

L’idea di Medioevo si affacciò per la prima volta durante il Rinascimento, quando l’entusiasmo per la riscoperta del mondo antico, diffusa in tutta Europa, portò a considerare il lunghissimo “periodo intermedio” come un’epoca caratterizzata da una complessiva decadenza della civiltà: per la cultura rinascimentale i secoli successivi al crollo del mondo antico apparivano come una notte dell’umanità, durante la quale si erano spente la bellezza e la sapienza di fonte greco-romana.

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Si affermò l’immagine di un mondo in rovina paralizzato dal terrore della fine del mondo: le città disabitate; i servi prigionieri nei campi, all’ombra delle odiose torri dei loro signori-carcerieri; i monaci, in attesa del compimento dell’apocalittica profezia, radunati in astinenza nei chiostri, con i cuori in battaglia contro le tentazioni, assaliti da rimorsi e terrificanti visioni. Lo scoccare dell’anno Mille sarebbe stato foriero di avvenimenti definitivi e terminali segnati dal ritorno di Cristo sulla terra.

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Questa interpretazione negativa del Medioevo dominò sino agli inizi dell’Ottocento, quando il Romanticismo favorì una rivalutazione complessiva del periodo medievale, soprattutto perchè in esso erano maturate le radici delle varie culture europee moderne. Come il mondo romano era stato accentrato e unitario, così la società medievale fu articolata e complessa.

Si pensi in ordine sparso:

  • all’apporto culturale e demografico di nuove popolazioni come i Franchi, i Normanni, gli Arabi, gli Slavi, i Bizantini.
  • alla definizione del ruolo politico del Papato.
  • alla nascita delle lingue moderne.
  • all’affermazione del Cristianesimo come religione prevalente dell’Occidente europeo.
  • alla produzione di opere artistiche connotate da estrema originalità.

A partire dagli anni ’80 del Novecento la storiografia ha posto nettamente in dubbio le paure apocalittiche correlate al Mille.

Da La grande Storia “Il Medioevo” (volume 19) a cura di Pietro Corsi:

“I rappresentanti della Chiesa mettevano spesso in guardia contro i falsi profeti e i falsi annunciatori del Cristo, timorosi che il fervore escatologico fomentasse il diffondersi di eresie e desse vita a movimenti fuori dal controllo delle gerarchie – come in parte accadde. Sul piano delle conoscenze, il dibattito sull’anno Mille spingeva alcuni intellettuali ecclesiastici a rinnovare i propri sforzi per stabilire con esattezza il computo degli anni e stilare tavole cronologiche…Per alcuni storici della climatologia, le temperature medie più alte in assoluto degli ultimi duemila anni, sino almeno alla metà del Ventesimo secolo, si registrano proprio nell’XI e XII secolo. Non a caso, intorno alla metà del X secolo, i bellicosi Norvegesi si spingono a colonizzare la Groenlandia.

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Non si posseggono dati precisi per ogni regione geografica dell’Europa (il X secolo e la prima metà dell’XI costituiscono rispetto al problema delle fonti un buco nero: pochissimi contratti, testi scritti, testamenti, miniature. Nessun residuo delle abitazioni più umili e scarsi indizi; difficile ricostruire la vita quotidiana di quel tempo ndr). Tuttavia, l’incremento del prodotto agricolo è netto, tale certamente da permettere un consistente aumento della popolazione. Certo intorno all’anno Mille, Parigi non conta più di 20mila abitanti (ne avrà più di 200mila intorno al 1220) e Roma 35mila, ben poco rispetto a Bisanzio, che supera la soglia dei 300mila. L’aumento delle popolazioni urbane è un processo lento e non lineare. E’ tuttavia interessante notare che si assiste alla crescita del numero dei centri urbani di piccole e medie proporzioni, soprattutto in Paesi come l’attuale Francia, Germania, Inghilterra e Italia.

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L’anno Mille, insomma, non rappresentò la fine del mondo, ma l’agonia – tutta politica – di quella società sulla quale ancora aleggiava l’idea dell’unificazione dell’Impero d’Occidente, concretizzata per un breve periodo da Carlo Magno.

L’anno Mille non vuol dire la fine del mondo, ma un nuovo punto di partenza e di profondo rinnovamento.

Da La grande Storia “Il Medioevo” (volume 19) a cura di Umberto Eco:

“E’ luogo comune che l’Europa conosca una rifioritura in tutti i settori dopo il Mille e in effetti tra l’XI e il XIII secolo avvengono trasformazioni radicali nella vita politica, nell’arte, nell’economia e nella tecnologia, al punto che, per quei secoli, qualcuno ha parlato di “prima rivoluzione industrale”. Di questo rifiorire di energie fisiche e di idee se ne rendevano conto anche i contemporanei, e rimane celebre un brano del monaco Rodolfo il Glabro (985 ca. – 1050 ca.). Rodolfo racconta di una carestia del 1033 dove sono descritti atroci episodi di cannibalismo tra i contadini più poveri, ma in qualche modo avverte che con l’anno Mille qualcosa di nuovo è avvenuto nel mondo e le cose, che sino ad allora erano andate malissimo, incominciano a prendere una piega positiva:

Pareva che la terra stessa, come scrollandosi e liberandosi dalla vecchiaia, si rivestisse tutta di un candido mantello di chiese.

Il pensiero filosofico sembra partecipare di questa rinascita materiale e intellettuale. Non a caso è nel giro di un secolo dopo il Mille che nascono le prime università in una visione più ampia, più “europea” del sapere. Se nei secoli precedenti la conoscenza era stata vista soltanto come commento della saggezza tradizionale, in questi secoli si fa strada un’idea di cultura come innovazione: l’aforisma celeberrimo per cui i contemporanei si consideravano dei nani sulle spalle di giganti, e pertanto dotati di prospettive più ampie dei loro avi, dimostra l’idea che la ricerca sia sempre in qualche modo innovatrice”.

Certo, la gente dell’anno Mille ha vissuto in un’epoca durissima, ha patito i capricci della natura per l’incapacità di combatterli. Innegabile il decadimento del ruolo politico della penisola italica e, più in generale, la fine della centralità del Mediterraneo: si assiste, ben prima del Mille, allo spostamento dell’asse politico europeo verso nord: l’Italia non è più al centro degli scambi del mondo mediterraneo, ma ne diventa la frontiera meridionale, ai margini dei grandi processi storici che si verificheranno altrove, in quell’area che oggi definiremmo franco-germanica.

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I territori dell’Europa occidentale, che avevano fatto parte dell’Impero romano, conoscono, durante il VI e il VII secolo, una gravissima crisi demografica che determina l’inesorabile regresso della vita cittadina. E’ un mondo indubbiamente fiaccato da invasioni, guerre, carestie, pestilenze; un mondo diviso e frammentato dall’avanzata dei boschi che fagocitando le antiche vie di comunicazione ormai abbandonate,  riducono i commerci e alimentano la formazione del rigido microcosmo feudale.

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Attenzione però: il collegamento tra gli scenari critici appena descritti e la narrazione che si ostina a rappresentare gli uomini dell’anno Mille in preda ad una fobia collettiva, terrorizzati da una fine del mondo ormai imminente, è stato e continua ad essere un errore storico. Eppure, pur trattandosi di una teoria fallace, la paura della fine del mondo che avrebbe annichilito la società dell’anno Mille, si è radicata fino ai nostri giorni. Un’interpretazione ingannevole che contaminando centinaia di testi scolastici si è propagata tra le generazioni, perchè come ha sostenuto il grande medievalista Ferdinand Lot, “appena si smette di combattere un errore storico, rispunta immediatamente”.

L’anno Mille in pillole

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La società dell’anno Mille, pur declinante, non aveva la benché minima paura che il mondo sarebbe potuto terminare allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre. Lo dicono le fonti storiche, lo afferma la logica e lo ribadisce, in prima istanza, lo studio di una disciplina particolare: la cronologia.

La misurazione del tempo

In quel tempo l’Europa adottava ancora criteri di calendarizzazione inesatti e differenti tra regione e regione: al calendario giuliano si affiancavano spesso anche i cicli stagionali o addirittura gli anni di regno degli imperatori. Lo scorrere dei giorni procedeva secondo la luce del sole. Orologi e pendole, ovviamente, non esistevano. Ci si orientava, principalmente, secondo i ritmi e i suoni della natura: la luce nel cielo o il canto del gallo. Non mancava, tuttavia, un sistema più avanzato rappresentato dalle campane dei monasteri che annunciavano gli uffici quotidiani, suonando ogni giorno alle stesse ore. Ma come facevano i monaci a seguire lo scorrere quotidiano del tempo? Fino al XIII secolo esistevano soltanto le clessidre a sabbia (per misurare durate brevi) o i quadranti solari. Ma non è tutto: fino al volgere del Medioevo il tempo si misurava, spesso, con la durata delle candele.

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Gli uomini del Mille ignoravano la suddivisione in 24 ore del giorno, inoltre la reale durata di queste ore variava con il variare delle stagioni. A nessuno – se si escludono i monaci – serviva conoscere l’ora esatta. Le date si scrivevano secondo l’uso latino, per calende, idi e none. Addirittura l’inizio dell’anno cadeva in date diverse a seconda dei luoghi: in Germania e in Inghilterra l’usanza più diffusa era quella di far cominciare l’anno a Natale, mentre in Francia – in rapporto a certe zone – poteva corrispondere al primo marzo, al 25 marzo o al 25 dicembre. Il 31 dicembre, insomma, non era nemmeno considerato l’ultimo giorno dell’anno. Vista la precaria misurazione del tempo quanti avranno saputo che erano trascorsi esattamente mille anni dalla nascita di Gesù Cristo?

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La stessa precarietà connotava la misurazione dell’età del mondo. Nell’anno Mille, secondo l’interpretazione dell’epoca, il mondo aveva, più o meno, 4950 anni, un’età davvero brevissima.

Il tempo di vita

Stabilire sulla base di dati certi la durata media della vita intorno al Mille è impossibile. Non esiste stato civile, non esistono registri parrocchiali, non esistono fonti scritte. Si procede per intuizione considerando lo stato della medicina e della profilassi. Possiamo supporre che gli strati più umili della popolazione, malnutriti, esposti alle frustate del clima, costretti a fatiche durissime e ripetute non dovevano durare molto a lungo.

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Lo studio dei pollini fossili restituisce un quadro estremamente mutevole: dalle inondazioni in Lorena e in Renania del 987 alla canicola asfissiante del 988; dall’autunno pestilenziale del 992 alle intemperie che sconvolgono il nord della Germania nel 998; senza trascurare la tremenda piena della Loira del 1003 e la rapida alternanza di siccità e alluvioni che connotano il 1005. Altre catastrofi naturali si registrano nei primi anni ’30 del Mille: ne parlano i monaci francesi nelle loro cronache. Probabilmente le intemperie risultano devastanti perchè le popolazioni non dispongono di strumenti efficaci per fronteggiarle.

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La piena di un fiume significava regolarmente inondazione, mentre la siccità colpiva altrettanto duramente perchè non era mitigata da sistemi di irrigazione capillari. Un’ondata di maltempo diventava, così, la migliore alleata di un’implacabile carestia. Dallo studio dei pollini fossili emerge infine un altro dato: la temperatura media, in Europa occidentale, intorno all’anno Mille, era superiore di un grado a quella che si è manifestata a partire dal XIII secolo.

Carestie e cannibalismo

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910, carestia nella zona di Angouleme: “cosa mai vista prima di allora, le persone infierivano le une contro le altre, per mangiarsi” – Ademaro di Chabannes.

1002 – 1016, carestia nei paesi un tempo sottomessi a Roma: “non si è sentito di una sola regione che fosse risparmiata dalla miseria e dalla mancanza di pane; gran parte della popolazione morì di fame. Si mangiano gli animali immondi e i rettili. I figli ormai grandi divoravano le madri, mentre le stesse madri, dimentiche di qualsiasi tenerezza, facevano altrettanto con i bambini più piccoli” – Rodolfo il Glabro.

997, carestia in Francia: “si fa strada il mal degli ardenti. Una moltitudine di uomini e di donne si trovarono il corpo divorato da un male invisibile” – Ademaro di Chabannes. Tale malattia, che ricomparve a più riprese durante il Medioevo, va individuata in quella malattia che prende il nome di ergotismo provocata dalle farine avariate.

1030 – 1032, carestia in Francia: Viaggiatori che cercano di fuggire la carestia vengono colti per via, trucidati, fatti a pezzi e arrostiti; altri abbattuti e divorati da chi li ha ospitati per una notte; bambini che, attirati da un uovo o una mela mostrata loro di lontano, credendo di potere finalmente mangiare, vengono invece mangiati. Si comincia a prendre gusto alla carne umana. Si cerca persino tra cadaveri già seppelliti” – Rodolfo il Glabro.

Latino per pochi, dialetto per molti

Il latino svolgeva il ruolo di lingua franca, cioè di un idioma che permette a persone di diversa etnia di comprendersi. Con la diffusione del Cristianesimo, il latino e il greco furono adottati dalle due Chiese che si erano ben presto differenziate: quella cattolica a occidente e quella ortodossa a oriente. Il latino veniva normalmente parlato e scritto da tutti i ministri della Chiesa, inoltre rappresentava l’unica lingua colta.

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Peraltro, proprio la Chiesa potrebbe aver contribuito alla diffusione delle lingue volgari. Non si esclude che per diffondere il messaggio cristiano tra i ceti più umili e renderlo comprensibile alle folle di illetterati, i preti dell’Alto Medioevo potrebbero aver “imbastardito” il latino, accelerando la formazione dei dialetti e la loro codificazione letteraria. Non a caso, gli albori della storia della letteratura italiana saranno connotati da una fiorente produzione poetica di carattere religioso che troverà nella Lauda (o più precisamente lauda spirituale) la forma più importante di canzone sacra in volgare.

I contadini – servi

Benchè le città (ormai semideserte) esistessero ancora, il centro di gravità della società altomedievale si spostò dalla città alla campagna. Il nucleo di produzione diventò la curtis erede della villa romana di età tardoantica. I contadini, coloni o massari erano vincolati al terreno che dovevano coltivare e che non potevano abbandonare senza il consenso del proprietario o signore: perciò sono stati definiti “servi della gleba“, cioè servi della zolla di terra.

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Servi o villani che fossero, il signore li disprezzava e li sfruttava.  I contadini erano costretti a consegnare tributi in natura o in denaro, prestare la loro fatica, le loro braccia, i loro attrezzi e i loro animali da lavoro ai campi del padrone. Stremati dal regime delle corvées e dagli abusi dei potenti, i contadini – se disponevano di terreni – erano costretti a cederli per riceverli poi in uso in cambio di un affitto. Sfruttati, minacciati dalle bizze del clima, dai mercenari di un signore vicino o dalle bande di razziatori, i servi della gleba fornivano alimenti e denaro a tutti gli altri. Non c’era uomo libero che poteva sopravvivere senza di loro. Illuminanti le parole di Adalberone, vescovo di Laon: “Il padrone è alimentato dal servo. E il servo non riesce a vedere la fine delle sue lacrime e dei suoi sospiri”.

Anno Mille, deserto di uomini

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Con quale immagine finale e simbolica possiamo descrivere l’anno Mille? Tanti alberi, pochi uomini: così si presentava l’Europa in quel tempo. 25 milioni di abitanti negli anni cruciali dell’Impero Romano, crollati a 10 milioni durante il regno di Carlo Magno. Ed è però con l’anno Mille che si assiste ad una lenta ripresa demografica. Certamente gli uomini di allora abitavano le poche radure tra un bosco e l’altro. Mentre oggi le foreste sono piccole macchie sul territorio urbanizzato, in quel tempo il rapporto era esattamente l’opposto.

di Cora Richmond e Tania BrandoGenoa News Chronicle / Io, reporter

NOTE – Fonti e citazioni:

  • Geopolis 2 “Da Augusto al Mille” di E.Cantarella, G.Guidorizzi, E.Fedrizzi – Einaudi Scuola (2013).
  • La Grande Storia “Il Medioevo” a cura di Umberto Eco – Corriere della Sera (2011).
  • “La vita quotidiana nell’anno Mille” di Edmond Pognon – BUR / Corriere della Sera (2018).