IL KILLER DELLE FIDANZATE

di Fabio Tiraboschi – Genoa News Chronicle / Io, reporter

La vita è fatta di incontri. Nel corso di un’esistenza si intrecciano rapporti con migliaia di persone. Incontriamo tipi speciali, simpatici, odiosi, originali, interessanti, attraenti, superficiali, stupidi, solidali…Tutti con le loro sfumature e inclinazioni più o meno definite. Con alcune di queste persone stabiliamo rapporti profondi e duraturi. Molte altre ci lasciano indifferenti. E’ un incastro infinito di relazioni, un gioco di ombre, una dimensione metafisica di aperture e chiusure. Ebbene, nel corso della nostra vita, tra queste infinite e variegate tipologie umane, quante probabilità abbiamo di incontrare un assassino? Pochissime, ci dicono le statistiche. Eppure può accadere. La storia che sto per raccontare è tutta imperniata su questa rarissima probabilità. Una vincita alla Lotteria al contrario. Una porta, tra milioni di porte, che si apre sull’abisso del Male. Luciana e Antonella sono due giovani donne nel fiore degli anni. Vivono nella stessa regione, la Liguria, ma non si conoscono. Tuttavia il filo imperscrutabile del destino le legherà per sempre: Luciana e Antonella incontreranno un uomo che diventerà il loro carnefice. Quest’uomo si chiama Luca Delfino, classe 1977, ribattezzato dai cronisti di nera “il killer delle fidanzate”. Ma chi è Luca Delfino? Orfano di madre (la donna si toglie la vita quando lui è piccolo), è una personalità borderline. Egocentrico, astuto, istrionico, camaleontico: lo si poteva incontrare a Genova con il look da bravo ragazzo, capello corto e giubbino di marca, o in versione demoniaca, come replicante di Charles Manson. Bugiardo cronico, manipolatore raffinato, perdigiorno, frequentatore assiduo di locali o presenza fissa tra gli sbandati della stazione Brignole. La sua casa è la strada. Ama bere e stordirsi ed è soggetto a vampe colleriche. Ma il suo lato fragile è anche un formidabile lasciapassare per conquistare la fiducia delle donne.

7897187

Protettivo, gentile, affabile corteggiatore, Luca colleziona storie ottenendo accoglienza, aiuti ed ospitalità. Vive continuamente sulle spalle di amiche (fidanzate infatuate, sinceramente innamorate o compiacenti) e si nutre di espedienti. “Il valore di una persona diceva Einsteinrisiede in ciò che è capace di dare e non in ciò che è capace di prendere“. Delfino sembra solo capace di prendere. Ben presto le sue relazioni subiscono mutazioni repentine: da dolci storie d’amore a convivenze infernali dominate da violenze, minacce e soprusi e scandite da estemporanee e inconsistenti riappacificazioni. La sua relazione con Luciana Biggi rispecchia questo andamento. All’inizio la coppia si isola, la ragazza – su invito di Luca – taglia i ponti con tutti, anche con la gemella Bruna alla quale è legatissima (nella foto sotto Bruna e Luciana in un momento felice).

efd4198a-8a77-11e9-b414-c0147639fcab_1Vittima-ks4C-U11203586802477XEF-1024x576@LaStampa.it-HomePage.jpg f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=b240bc6

E’ l’affermazione di un amore malato connotato da una gelosia patologica. L’idea di Luca dell’amore è aberrante: cannibalesca, schiavistica, connotata da reazioni estreme ed opposte: dalla carezza al pugno, dal bacio allo schiaffo. Per uomini innamorati alla maniera di Delfino, il sentimento verso la compagna si identifica col possesso più brutale: sei mia e io faccio di te quello che voglio. E se l’amata risponde con un gesto di indipendenza, l’amante ritiene, in termini primitivi, che quello sia un affronto inaccettabile da punire con la più crudele delle vendette. Nella notte tra il 27 e il 28 aprile 2006 Luciana Biggi viene trovata agonizzante, con la gola recisa da un coccio di bottiglia, in Vico San Bernardo, nel centro storico di Genova. I soccorsi si rivelano inutili. Gli investigatori della Squadra Mobile, guidati da Claudio Sanfilippo, nel giro di poche ore, risalgono al fidanzato. In questura, nel corso di un lunghissimo interrogatorio, Luca Delfino non cede, non confessa, si dimostra affranto. Eppure contro di lui fioriscono indizi pesanti: testimoni riferiscono di aver visto Luca e Luciana litigare di brutto prima del delitto. Si scopre che Luca, rincasato al mattino, si era fatto lavare dalla matrigna la camicia e le scarpe “perchè erano sporche di vino”. Si scava nel rapporto tra i due fidanzati. Dal passato emergono i risvolti di una convivenza difficile. La sorella della vittima, Bruna, racconta che tempo prima l’appartamento di Luciana rischiò di saltare in aria per la manomissione di una conduttura del gas e aggiunge che i suoi sospetti ricaddero immediatamente su Luca…quel fidanzato della sorella così opprimente e manesco.

luca-delfino-assolto--5-

Sembrano elementi più che sufficienti per un’incriminazione. In quelle ore, nella mia veste di giornalista, raggiungo Delfino di fronte allo studio del suo avvocato, il penalista Riccardo Lamonaca. Durante l’intervista assisto alla recita scadente di un guitto. Simula sorpresa per i sospetti che si addensano su di lui, finge costernazione alla notizia che il giorno dopo si sarebbe celebrato il funerale di Luciana: “Ah davvero?… Non so se riuscirò a partecipare…“. A fine intervista sono certo di aver stretto la mano dell’assassino. Eppure Luca Delfino riuscirà a farla franca. Manca la “pistola fumante”, la “prova regina”. A complicare le indagini, la scoperta che la telecamera puntata sul vicolo – teatro della mattanza – era fuori uso. Nessuna immagine, nessun testimone diretto. La richiesta di 25 anni di reclusione per omicidio volontario pluriaggravato e rapina, avanzata dal magistrato Enrico Zucca, si sgretola contro le garanzie dello stato di diritto: il timore di chiudere in galera un “presunto colpevole” prevale sugli indizi raccolti. Delfino è libero, tecnicamente “per insufficienza di prove”. Qualche mese dopo è di nuovo a caccia, impegnato a riavvicinare e sedurre la sua seconda, inconsapevole, vittima: la ragazza si chiama Antonella Multari (foto sotto), creatura solare di Dolceacqua, incantevole borgo dell’entroterra di Imperia.

Antonella-Multari-omicidio-Sanremo

Si erano incontrati un anno prima alla macchinetta del caffè di un ospedale e si erano scambiati i numeri di telefono…la vita è fatta di incontri. Lei non abbina Delfino al presunto assassino la cui immagine – eppure – è stata replicata decine di volte sui giornali e in tv. Non conosce nulla del suo passato oscuro e non collega quel ragazzo, all’apparenza così educato, alla morte violenta di una donna, avvenuta qualche mese prima in un caruggio di Genova. L’amicizia sfocia rapidamente in una storia d’amore incardinata sulle stesse arcaiche modalità delle relazioni precedenti: dolcezza, passione, gelosia, violenza. Luca si accasa, cerca di isolare Antonella, la picchia. Durante un litigio lancia una terribile minaccia che la fidanzata subito non coglie: Ti faccio fare la fine di quell’altra!. La famiglia della ragazza si informa, serpeggia la paura, sale l’angoscia. Antonella, sostenuta da mamma Rosa, si rivolge ai Carabinieri, fioccano le segnalazioni e le denunce. Luca Delfino viene cacciato fuori di casa. Si arriva così al 10 agosto 2007. Antonella passeggia a Sanremo in compagnìa di un’amica. E’ la vigilia del suo compleanno. Ci piace pensarla serena, libera, ormai, dall’incubo di quella presenza soffocante. Non sospetta che Luca la sta pedinando armato di coltello (la prima volta un coccio di bottiglia, adesso un coltello…). La raggiunge, e in preda a una furia demoniaca la trafigge con decine di fendenti in mezzo alla strada.

il-terzo-indizio-omicidio

La ragazza muore dissanguata, nel fiore degli anni…Il killer viene bloccato dalla Polizia: è a pochi metri ricoperto di sangue (foto sotto). A Genova, dalla questura, il capo della Squadra Mobile Claudio Sanfilippo, da sempre convinto della colpevolezza e della pericolosità sociale di Delfino, non riesce a trattenere la rabbia: “Questo secondo omicidio si poteva evitare…non lo avessero lasciato libero“. I rapporti tra Polizia e Magistratura, già compromessi dalle vicende del G8, si incrinano ulteriormente. L’opinione pubblica è sgomenta, l’Italia inizia a familiarizzare con un termine nuovo e terrificante: femminicidio. Sull’onda del caso, nell’aprile del 2009, viene varata la Legge a tutela delle vittime di stalking.

luca-delfino-assolto--6-

Il processo che segue è un tormento. Nel corso di una drammatica udienza Delfino, nella veste di provocatore, si dipinge vittima. La madre di Antonella, seduta a pochi metri, è colta da malore. Ma non è tutto. La ragazza viene uccisa una seconda volta quando la Corte pronuncia la sentenza: 16 anni e 8 mesi. Si prova sgomento, rabbia, incredulità. Il killer delle fidanzate potrebbe uscire da un momento all’altro, usufruire di permessi, tornare libero. Libero di uccidere ancora…

2020081180531-luca_delfino

Nel link sottostante la puntata de “IL TERZO INDIZIO” dedicata al caso Delfino, con la mia corrispondenza da Genova sul delitto di Luciana Biggi:


F307530701000201-keyframe-poster-652x367@3

https://www.mediasetplay.mediaset.it/video/ilterzoindizio/prima-puntata_F311203801000101


di Fabio Tiraboschi – Genoa News Chronicle / Io, reporter

Lascia un commento